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Alessandro Cattelan fuori dalla bolla. Il Re non è nudo

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Alessandro Cattelan non sfonda al debutto nella rete ammiraglia ma confeziona, comunque, uno show iper personale, con coraggio e audacia.

Da grande, lo show evento che ha segnato il debutto di Alessandro Cattelan nella TV pubblica, è stato un flop. Anzi, Un super flop, soprattutto considerando alcuni fattori tecnici che hanno incluso un forte battage mediatico e altri investimenti di energie significativi.

Come ormai acclarato, nonostante una promozione mastodontica, la trasmissione, divisa in due serate, non è mai decollata. I dati parlano chiaro: solo 2.376.000 gli spettatori (pari 12.67% di share) in occasione della prima puntata; 2.196.000 (pari al 12%) nella seconda.

Nei fatti il conduttore ha pagato dazio su tutti i fronti, fondamentalmente proponendo una versione allargata e monstre di #EPCC, il suo programma andato in onda per anni su Sky e diventato, nel tempo, un piccolo cult. Piccolo perché, essendo all’interno del bouquet della pay tv, chiaramente ha vissuto nella nicchia di “pochi” e appassionati seguaci, insomma nella classica bolla, la stessa orbitante nell’universo X Factor, il talent che ha reso celebre il presentatore.

Proporre nei fatti lo stesso format, rimaneggiandolo in salsa RAI con tutti i riferimenti grafici e non solo del caso, non poteva che portare allo schianto. La domanda allora sorge spontanea, al di là dei dati d’ascolto: siamo sicuri che Cattelan abbia sbagliato tutto?

Non serve essere un bravo analista televisivo per capire che, in un contesto differente, lo stesso tipo di contenuto può risultare sterile e fuori luogo; eppure l’anchorman ha deciso di proseguire comunque dritto per la sua strada, anche dopo il primo scossone, deludente, della prima serata, prendendosi tutta la responsabilità del fiasco.

Lo showman ha portato, in toto e senza compromessi, la propria cifra stilistica, decidendo da principio di non strizzare l’occhio al pubblico “minestrone” della rete ammiraglia che, semplicemente, non ha avuto cosa prendere dalla proposta del piemontese, troppo “stretta” e troppo poco generalista per poter sfondare davvero. L’appassionato de L’eredità, di Tale e quale o di Ballando con le stelle si è trovato di fronte a qualcosa di sconosciuto, oggettivamente indecifrabile e, dal suo punto di vista, totalmente campato per aria. A questo si deve aggiungere il fattore novità che spesso non paga i dividendi, testimoniato dal fatto che ormai praticamente nessuna azienda azienda televisiva di rilievo punta su nuovi volti e che, ad oggi, i conduttori che superano il 20% di share sono tutti sopra i cinquant’anni, con alle spalle diversi lustri di esperienza (De Filippi, Conti, Amadeus, Bonolis, Scotti in primis).

Quel 12%, oltre gli errori oggettivi (e sono tanti), dimostra quanto sia complicato puntare su un prodotto completamente nuovo, a prescindere dai gusti o dall’effettiva riuscita, e giustifica in parte il motivo per cui nessuno ormai si prende la briga, tranne rarissime eccezioni, di investire su qualcosa di inedito, seppur con chiare ispirazioni estere come accaduto nelle due serate andate in onda; si basa tutto sul già visto: basti pensare a Paperissima Sprint, con video e gag risalenti agli anni 80 riproposti molteplici volte, al recentissimo revival di Scherzi a Parte (prima puntata nel 1992), alle scopiazzature di vario genere (l’orribile Star in the star che prende riferimento da Il cantante mascherato che altro non è che un adattamento di un format straniero), al pacchetto Amici-Uomini e donne che funziona sempre o alle innumerevoli soap opera esportate da qualsiasi Paese. Una situazione di stallo che presto poterà alla saturazione, con il web che morde sempre di più.

L’ex volto di Sky poteva andare più sul sicuro, ha preferito invece puntare all in su qualcosa di totalmente suo; è andata male. Sicuramente alla prossima occasione, non si sa quale sarà, si cercheranno i giusti accorgimenti per migliorare la situazione, ma sarebbe una sconfitta troppo grande cambiare completamente passo, stravolgere genere e stile. Il pubblico, in fondo, va abituato. E le grandi cose si cambiano solo con il tempo. Fuori dalla bolla Alessandro Cattelan è risultato quindi certamente più debole, ma non nudo. Che sia l’inizio di un ciclo.

Foto: RAI (tramite Wordsforyou)