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Il successo di The Terminal list: Il lupo nero

Il successo di The Terminal list: Il lupo nero. Prime Video è diventata leader indiscussa del mercato action e non molla l’osso. Allergica alle cultural wars e alla ricerca della viralità sui social, Prime ha brevettato una sua formula per le serie action che ha sfondato nel mercato dello streaming grazie al passaparola.

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Il successo di The Terminal list: Il lupo nero. Prime Video è diventata leader indiscussa del mercato action e non molla l'osso. Allergica alle cultural wars e alla ricerca della viralità sui social, Prime ha brevettato una sua formula per le serie action che ha sfondato nel mercato dello streaming grazie al passaparola.
Crediti foto terminallistpv Instagram

Amazon Prime Video mette a segno un altro bel colpo con il successo di The Terminal List: Il lupo nero, serie tv prequel dell’altrettanto acclamata The Terminal List. Amazon ha un obbiettivo ben chiaro: conquistare l’ampia fetta di amanti di action, con venature thriller e spionaggio, che le concorrenti non riescono a fidelizzare, e lo fa con prodotti ad alto costo, dal cast solido e dalla sceneggiatura elaborata. Vediamo dunque quali sono gli ingredienti della formula Amazon.

L’inizio

Nel 2022 esce The Terminal List, un action con protagonista Chris Pratt nelle vesti del capitano dei Navy Seals James Reece, impegnato con il suo plotone in Siria. Nel primo episodio scopriamo come il plotone di Pratt finisca vittima di un’imboscata e venga eliminato, con il solo Reece che si salva miracolosamente. Tornato a casa, il nostro eroe è in apparenza vittima di stress post-traumatico, la sua memoria vacilla e questo gli causa parecchi problemi con la famiglia e i superiori. Lungo la serie scopriremo che nulla è come sembra, e l’apparente tragedia del plotone di Reece in realtà è un complesso gioco politico di apparati deviati, multinazionali della guerra e amici traditori, gioco a cui Reece metterà termine uccidendo tutti (ovviamente).

Il colpaccio

Sebbene Amazon non abbia mai reso pubblici i costi di “The Terminal List”, è evidente che è una serie ad alto costo, a partire dalla scelta del protagonista Chris Pratt, ieri come oggi nell’olimpo delle star di Hollywood grazie al suo ruolo di leader nella trilogia dei “Guardiani della Galassia” di mamma Marvel. Nonostante gli alti costi, la serie ha avuto un successo enorme: rimasta in cima alle serie più guardate su Prime per settimane, ha continuato a macinare numeri nel tempo, divenendo un must per gli appassionati di action. Visto l’ottimo riscontro, era ovvio che bisognasse produrre un seguito, ma è qui che Amazon ha dimostrato lungimiranza: invece di richiamare Pratt, costoso e oberato d’impegni , ha celto come protagonista Taylor Kitsch, già spalla di Pratt nella serie precedente rivestendo i panni del suo migliore amico Ben Edwards. Anche la scelta di girare gran parte del prodotto in Ungheria si è rivelata vincente: il paese infatti offre troupe ottime, paesaggi e ambienti urbani suggestivi, il tutto a bassissimo prezzo.

Il successo è questione di anatomia

“The Terminal List: Il lupo nero” nasce quindi con l’intento di bissare il successo della serie madre tagliandone però di netto i costi, senza sacrificare la qualità. Un’impresa difficile, che è riuscita grazie a tre elementi fondamentali: una solida sceneggiatura, Taylor Kitsch e scene action ben dosate girate magistralmente. La sceneggiatura non è eccezionale, indulge talvolta nel prolisso e nel didascalico, ma fa egregiamente il suo mestiere di tenere alta la tensione e di tratteggiare personaggi discretamente sfaccettati. Taylor Kitsch invece è una piccola rivelazione: regge benissimo il peso del ruolo di protagonista, si tova a suo agio sia nelle scene action che in quelle introspettive, riuscendo nel difficile compito di non far rimpiangere Pratt. Sulle scene action invece poco da dire: Prime ha trovato una suo marchio di fabbrica per questo tipo di prodotto, in cui realismo e concessioni allo spettacolo puro sono perfettamente dosate.

Non è la nostra guerra

Se c’è un elemento che differenzia nettamente Prime dal resto della concorrenza è l’allergia per qualunque cosa possa far finire un suo prodotto all’interno delle culture wars. Mentre la concorrenza cerca in tutti i modi di finire nelle culture wars per far pubblicità gratis ai propri prodotti e diventare virale sui social, Prime ama il basso profilo, la serie/film che si tenga lontano da temi spinosi come genere, etnia e attualità politica a favore di temi meno divisivi. Allora com’è possibile produrre una serie che narra di nucleare, Iran, operazioni congiunte col Mossad e Navy Seals senza finire nel tritacarne mediatico? Semplice: usandoli come sfondo in cui sono la storia di un’amicizia virile e la battaglia interiore di un uomo duro ma non troppo a far da assi portanti del racconto.

Maschi vecchio stampo ma non troppo

La formula usata per “The Terminal List: Il lupo Nero” è molto simile a quella usata per “Reacher”: costruire un maschile solido ma con profondi traumi, convinto della propria causa ma senza fanatismo, dotato di un innato senso della giustizia che però non esclude il sadismo, la crudeltà, il cinismo tipici degli antieroi. Il tutto condito dal tema tipicamente USA dell’amicizia virile, amicizia che non sfocia mai nella bromance ma la lambisce più volte, grazie ad un sapiente dosaggio di empatia e frasi da duri, lunghi silenzi davanti ad una bottiglia e improvvise confidenze dubbi e paure. E’ una miscela brevettata da Clint Eastwood già negli anni ’90, ma che solo oggi è stata perfezionata divenendo uno standard che riesce nell’arduo compito di non far arrabbiare nessuno, né i fanatici della virilità vecchio stampo né i fautori della mascolinità decostruita.

Il futuro

Prime ha trovato una sua personale formula al prodotto action e questa formula convince sia il pubblico che la critica. Non sembra in questo avere concorrenza: le altre piattaforme stentano a trovare un proprio modello da contrapporre, e quando ci provano (Netflix) i risultati deludono. La piattaforma di proprietà di Bezos si trova quindi ad aver conquistato il ruolo di leader in un mercato ampio e soprattutto fedele alla formula brevettata dalla piattaforma, che adesso può persino permettersi di replicarla abbassandone i costi e mantenendo inalterato il successo. L’unico elemento che può sabotare gli action di Prime è Prime stessa, che trovatasi senza concorrenza può sedersi sugli allori e abusare di una formula che a piccole dosi funziona egregiamente, ma in dosi massicce potrebbe risultare fortemente indigesta.

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