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Br1 Venturelli

Le mie scarpe per il Cammino di Santiago (1500 Km dopo)

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Salomon XA PRO 3D, scarpe per il Cammino di Santiago

Scarpe per il Cammino di Santiago (e lunghi cammini in generale): Quale modello è più adatto? Gore-Tex o no? Scarponcino o “bassa”?

Fratelle e sorelli d’Italia, camminatori di tutto lo “Stivale” benvenuti in questo nuovo articolo! Oggi cerco di rispondere alle domande, più frequenti, che vengono poste sulle calzature da trekking…

Doverosa premessa

Quando si parla di donne/uomini, squadre di calcio, serie TV o calzature (come faremo nel seguente articolo), ogni individuo/a manifesta il proprio pensiero. Questo, può essere determinato dall’esperienza personale maturata con l’oggetto in questione oppure da una semplice preferenza verso uno, piuttosto che un altro, marchio aziendale. Premesso che nessuna società mi ha elargito denaro (magari!) o regalato le scarpe in oggetto (magari anche questo!) per metterne in risalto i pregi e che non è mia intenzione (nella maniera più assoluta) “sminuire” i gusti altrui, ho deciso di fare “4 chiacchiere” sulle mie “Salomon XA PRO 3D” dopo oltre 1500 Km di trekking/cammino.

Come calzano

Questo modello di “Salomon”, a mio avviso, calza davvero alla perfezione. Possiedo una pianta del piede tutto sommato stretta, ma non disdegno dello spazio, leggermente “maggiorato”, disegnato dalla struttura tecnica della “XA PRO 3D”. Per chi se lo stesse chiedendo (anche se nessuno immagino lo starà facendo) ho acquistato, come misura, il “43 1/3”. Considerate, come “metro” (in questo caso centimetro) di paragone, che solitamente il “mio numero”, per ogni tipo di calzatura, è il “43”.

Stivaletto o “bassa”

La maggior parte dei trekking che intraprendo è concentrata nel periodo primaverile/estivo. Inoltre, “ringraziando il cielo”, non soffro di particolari “disturbi” alle caviglie. Le ragioni appena descritte, dunque, mi hanno fatto optare per il modello di calzatura “bassa”. Se la vostra situazione è diametralmente opposta alla mia, quindi vi concedete molte camminate in inverno/autunno oppure siete soggetti a traumi distorsivi, vi consiglio il modello a “stivaletto” in grado di assicurarvi comfort e protezione maggiore.

Gore-Tex o no

Anche in questo caso, a mio parere, la scelta è sostanzialmente legata alla stagione, al meteo e ai relativi eventi atmosferici. Nei mesi più caldi dell’anno, infatti, il rischio di trovare sulla via fango o acqua, è relativamente remoto. Se poi il vostro piede, proprio come il mio, tende a sudare notevolmente, consiglio il modello “normale” per garantire la massima traspirazione al vostro arto ed evitare di trasformare le calzature in “armi batteriologiche”. Il Gore-Tex, al contrario, potrebbe mantenere il vostro piede all’asciutto nel periodo invernale/autunnale. La “retina” di cui è composta la scarpa, devo ammettere, anche se “inzuppata” o bagnata, impiega davvero poco tempo ad asciugarsi (grazie alla buona qualità costruttiva). In virtù di questa caratteristica, o preferito acquistare la versione “no GTX”.

Suola e grip

La suola, ahimè, rappresenta (probabilmente) il “tallone d’Achille” della scarpa. A discapito di una comunque ottima fattura, in caso di terreno particolarmente fangoso la resa non è altrettanto buona rendendo, di conseguenza, quasi obbligatori i bastoni da trekking. Le pietre o le sporgenze vengono attutite sufficientemente, anche se nei tratti molto sconnessi (o zeppi di pietre) “patisce” leggermente il suolo.

Vesciche

Ultimo, ma assolutamente non per importanza, il “capitolo vesciche”. Le mie “Salomon”, con alle spalle più di 1500 Km di cammino (tra i quali 2x “Via degli Dei” e il “Cammino francese di Santiago”), mi hanno sempre protetto da dolori alle ginocchia e appunto dalle famose e alquanto odiate, lesioni ai piedi. L’unica grossa “bolla”, apparsa sulla pianta del mio arto durante il pellegrinaggio spagnolo, è scaturita dalla mia negligenza: scarsa cura e riposo post-trekking. A favore della calzatura (e un pò in mia difesa), devo specificare che quest’ultima risulta veramente comoda, placando (in parte) il desiderio di “lanciarle via” a fine marcia.

Conclusioni

Il cammino di Santiago, come avrete modo di osservare se vi metterete in viaggio, viene affrontato (da molti camminatori) in sandali, crocs e qualsivoglia altro tipo di ciabatta. Ho avuto modo di osservare davvero di tutto. Detto ciò, esistono tanti modelli di scarpe economiche che potrebbero farvi completare il tragitto (esempio quelle della Decathlon). Il mio consiglio, però, è quello di non badare a spese nell’acquisto di calzature e calzini tecnici. Quest’accoppiata, infatti, è quella che può evitarvi infortuni e inutili dolori. In fin dei conti godersi il trekking in serenità e felicità, deve essere l’obiettivo ultimo dell’esperienza. Deambulare in malo modo assumendo “innaturali andamenti”, alla lunga, può causare “seri problemi”. Le vesciche (e la voglia eventuale di “forarle” con ago e filo), invece, possono portare infezioni. Alla luce di quanto affermato, a chi mi chiede un consiglio, suggerisco (sempre) scarpe di buon livello (o perlomeno discreto). Nella speranza che questa “chiacchierata” possa in qualche modo risultarvi utile, la cosa importante, per un vero pellegrino, è mettersi in cammino raggiungendo, passo dopo passo (anche se scalzi), la meta.

Arrivederci al prossimo articolo!

Dal testo alle immagini, ecco il video-consigli

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Crediti Foto: Venturelli Bruno