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Musica internazionale

FRANKIE HI-NRG IN “FACCIO LA MIA COSA”: STORIE HIP HOP

Indie-Gesta questa settimana racconta la nascita dell’hip hop oltreoceano e l’evoluzione artistica e personale di Frankie Hi-NRG, pioniere del rap e del movimento hip hop italiano

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Non ha bisogno di presentazioni Frankie Hi-NRG MC, pseudonimo di Francesco di Gesù che, come suggerisce la spiritualità del nome, possiamo considerare “reverendo” padre del rap e del movimento hip hop italiano.

Gli esordi

Frankie Hi-NRG (sigla per “High Energy”) MC, classe ’69, come lui stesso racconta, «coetaneo» dell’hip hop (che nasce nel 1973 nel Bronx), nasce a Torino in una famiglia di origini siciliane e vive la sua infanzia e adolescenza tra Caserta e Città di Castello. Debutta agli albori della scena hip hop italiana con il suo primo singolo Fight da faida (1992), brano di denuncia alla criminalità e agli abusi di potere, che segna un evento epocale per il rap italiano. Molto interessante l’arrangiamento dal beat fortemente hip hop, con cori r’n’b in inglese e arricchito da uno scacciapensieri, il “marranzano”, usatissimo nella musica folk siciliana. A conclusione del brano infatti viene recitata una famosa filastrocca siciliana, Tri tri tri, setti fimmini e un tarì, tributo alle origini del rapper. Lo stesso anno Frankie apre i concerti durante il tour italiano dei celebri gruppi hip hop newyorkesi Run DMC e Beastie Boys, considerati nel Movimento tra i più influenti negli anni ’80.

I pezzi che hanno fatto la storia

Tanti sono i pezzi di Frankie che hanno segnato la storia della musica italiana, non solo hip hop: la hit nota a tutti e che lo ha fatto conoscere anche fuori dalla scena rap è sicuramente Quelli che ben pensano (1997) ma ha prodotto anche altre pietre miliari come Autodafé, Faccio la mia cosa, Potere alla parola, Chiedi chiedi, Rap lamento, Pedala, e molte altre. Il rapper ha firmato sia la sceneggiatura che la regia dei videoclip di Quelli che benpensano e Autodafé ed anche del videoclip dei Tiromancino La descrizione di un attimo, che ha vinto il premio come miglior video pop al Meeting delle etichette indipendenti di Faenza. Ha firmato i videoclip anche di altri artisti come Nocca, Flaminio Maphia e Pacifico.

Chi è l’ MC e la storia delle discipline dell’ hip-hop

Per meglio comprendere la portata della nascita della cultura hip hop è necessario prima un breve excursus sul ruolo dell’ “MC”, acronimo per “Master of Ceremonies” che letteralmente significa “maestro di cerimonie”. L’hip hop infatti è suddiviso in 5 discipline: Djing, MCing, Writing, Breaking (o B-boying), Beatboxing. “MC” e “rapper” vengono spesso confusi, o usati come sinonimi: considerando il senso originario con cui nasce il termine americano, l’ MC era sì un rapper ma non sempre il rapper era un MC. Entrambi compongono testi che hanno “storytelling”, un senso narrativo. L’MCing è l’arte di parlare o cantare in rima un testo con un accompagnamento ritmico, e nell’ambiente hip hop, soprattutto delle origini, si ritiene che un rapper che sia anche un valido “maestro di cerimonia”, debba avere il flow, fluidità ritmica.

L’MC, il freestyle e la prima generazione in Italia

L’MC eccelle nel freestyle, cioè improvvisa delle rime su un beat ma anche senza base, o con l’accompagnamento del dj o beat-boxer, attraverso sofisticati giochi di parole, “multi”, cioè rime multisillabiche per creare figure ritmiche e libere associazioni. Quando il termine “MC” fu coniato negli anni ’70 designava il livello Super Saiyan per un rapper, mentre nei recenti decenni possiamo riscontrare queste qualità anche in diversi rapper. Alcuni dei massimi esponenti della “prima ora” in Italia: Alien Army, ATPC, Bassi Maestro, Chief & Soci, Dj Gruff, Colle Der Fomento, Frankie-Hi-Nrg Mc, Ice One, La Famiglia, Lyricalz, Kaos, Neffa e i Messaggeri della Dopa, 99 Posse, Space One, Otierre, Speaker Cenzou, Solo Zippo, Sottotono.

La nascita dell’hip hop 

L’ 11 agosto 1973 viene organizzata dai fratelli Cindy e Clive una festa al numero 1520 di Sedgwick Avenue, nel borough (“distretto”) più settentrionale di New York, il Bronx, per festeggiare il ritorno a scuola (il famoso “back-to-school”) di Cindy e guadagnare qualcosa per vestiti nuovi. Il fratello maggiore era il dj e musicista autodidatta di origine giamaicana appena diciottenne Clive Campbell, in arte Kool Herc, considerato universalmente uno dei pionieri dell’Hip Hop, insieme ad Afrika Bambaataa e Grandmaster Flash. Kool Herc inizia a sperimentare nuove sonorità usando due giradischi durante i block party (“feste dell’isolato”) che diventarono molto in voga all’epoca nella comunità.

Il disco che ha cambiato tutto

Il dj infatti aveva convinto il padre a regalargli una copia dell’album Sex Machine di James Brown: all’epoca nel Bronx erano in pochi ad averlo e i suoi amici dopo la scuola andavano a casa sua per sentirlo. Clive era solito mettere sui piatti dei giradischi due copie dell’album ed eseguire un complesso lavoro di “taglia e cuci” sul break percussivo della traccia Give It Up or Turnit a Loose (contenuta nel “Side Two” dell’album). Attraverso questa lungimirante ricerca sonora Kool Herc consacra l’inizio dell’hip hop. Scrive il giornalista musicale Stephen Ivory sul libretto che accompagna il disco The Funk Box, (Hip-O Records, 2000):

«L’originale Give It Up or Turnit a Loose di James Brown venne pubblicata su singolo all’inizio del ’69, arrangiata da “Pee Wee” Ellis. Un anno dopo, rinvigorito dalla sua nuova band, James Brown avrebbe riarrangiato Give It Up. […] La versione originale aveva sfumature jazz, questa rivisitazione invece era cinetica, cruda, ruvida. Questa mostruosa bomba funk esplose negli ambienti underground nel ’73, quando un giovane DJ del Bronx chiamato Kool Herc mise sui giradischi due copie di Sex Machine e poi effettuò un esteso lavoro di “taglia e cuci” sul break percussivo strumentale. Era nato l’Hip-hop. Da allora le onde d’urto si avvertono ancora».

 

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“Faccio la mia cosa”, il monologo teatrale

Quello che Frankie Hi-Nrg sta portando in scena da diverso tempo è un monologo teatrale multimediale, un atto unico in cui la narrazione è affiancata da video musicali, per raccontare due, o meglio tre, storie che muovono su binari paralleli: la propria, che lo porterà a diventare uno dei capiscuola del rap italiano, intrecciata ad alcuni eventi che hanno segnato la storia dell’Italia e non solo, e infine quella della nascita del grande movimento culturale dell’hip hop, attraverso il riconosciuto flow narrativo che connota l’arte di Frankie.

Un vivido racconto di un’evoluzione storica e personale

Il lavoro teatrale è tratto da “Faccio la mia cosa”, omonimo libro del 2019 (della collana “Strade Blu” di Mondadori), un particolare romanzo di formazione nato, -come Frankie stesso racconta nell’intervista che ci ha rilasciato per Indie-Gesta-, per rispondere alla domanda «Frankie, ma come ti sei avvicinato al rap?».
Per citare un suo celebre brano, qui il “Potere alla parola” è massimo, le micro storie private si mescolano ai grandi fatti di cronaca, alle fondamentali annotazioni tecniche che il rapper fornisce, e ad una genuina fotografia della scena Oltreoceano e di quella italiana.

Il fil rouge tra la data di nascita e la missione Apollo 11

Frankie delinea un fil rouge tra la sua data di nascita, il 18 luglio 1969, e la missione due giorni dopo dell’Apollo 11, lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Il monologo coinvolge anche la fondamentale pubblicazione del suo primo singolo, Fight Da Faida, e le problematiche politiche del tempo, le evoluzioni musicali, le figure che hanno segnato la storia contemporanea dell’Italia. Il rapper esprime anche la profonda ammirazione e gratitudine per i suoi genitori, Giovanni e Germana, per lo stimolo alla lettura, l’apertura mentale e il continuo confronto con cui è stato cresciuto. Nel monologo non mancano aneddoti riguardanti la grande passione per i videogiochi e le nuove tecnologie, e il desiderio di ripercorrere sia le origini del movimento hip hop, che quelle dei suoi antenati siciliani.

Due artiste all’avanguardia: Debbie Harry e Tina Waymouth

Frankie ricorda che nel 1981 il rap esplode anche grazie a Debbie Harry, co-fondatrice dei Blondie, con la hit Rapture e Tina Waymouth, una dei fondatori e bassista dei Talking Heads e co-fondatrice dei Tom Tom Club con il brano Wordy Rappinghood. Tra i grandi eventi storico-musicali citati da Frankie da c’è il “Live Aid” del 1985 organizzato da Bob Geldof e Midge Ure al Wembley Stadium di Londra e al John Fitzgerald Kennedy di Philadelphia, il più grande evento satellitare televisivo di tutti i tempi. Con il Live Aid si è iniziato a pensare, a livello mainstream, alla musica come una grande manifestazione corale benefica.

Su questo e molto altro abbiamo avuto il grande piacere di confrontarci con Frankie, in un’intervista nella suggestiva cornice dell’Oratorio San Filippo Neri di Bologna, durante il soundcheck dell’anteprima del monologo teatrale “Faccio la mia cosa”, in occasione di Biografilm, Festival Cinematografico Internazionale dedicato alle biografie e ai racconti di vita.

 

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