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Francesca Michielin: analisi di una carriera (editorialmente) perfetta

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Francesca Michielin condurrà la sedicesima edizione di X Factor, ennesima tappa di una carriera costruita in modo perfetto. Ma il rischio della sovraesposizione c’è.

La macchina della sedicesima edizione di X Factor è ufficialmente partita. Nelle scorse ore infatti sono iniziate le riprese delle audition dello show musicale più cool d’Italia con un cast nuovo di zecca. Sì perché, come sappiamo, ad affiancare il veterano Fedez, nuovamente sul tavolo della giuria dopo quattro anni di assenza, ci saranno Dargen D’Amico, Rkomi ed Ambra Angiolini. Ancora più clamorosa la novità della conduzione, affidata alla cantautrice Francesca Michielin che, proprio in questa occasione, in modo molto romantico chiuderà di fatto un cerchio iniziato 10 anni fa con la sua vittoria nel 2012, dando atto a una carriera scintillante, corposa e magistrale da un punto di vista editoriale.

In questi dieci anni infatti Michielin è riuscita a ritagliarsi uno spazio importantissimo all’interno dello show business italiano, non solo grazie alla propria musica ma anche a diverse caratteristiche, caratteriali e manageriali, che hanno contribuito a rendere la sua personalità, a prescindere dai risultati, quasi “intoccabile” e “inattaccabile”, qualcosa di molto difficile da raggiungere, soprattutto in un contesto come il nostro.

Il biglietto da visita è tutto. E in tal senso la musicista, probabilmente involontariamente, al suo tempo fu davvero perfetta. La nostra infatti si presentò sul palco delle audizioni del talent targato Sky interpretando “Whola lotta love” dei Led Zeppelin, scelta chiaramente inusuale per una ragazzina di soli sedici anni, facendo perno successivamente su un gusto musicale raffinato e diverso dal target dei suoi coetanei, fattore che ha chiaramente determinato in larga scala un consenso anche in termini di “simpatia” elevato.

Spinta dal successo dell’inedito “Distratto“, scritto per lei da una Elisa in grande spolvero che produrrà insieme ad Andrea Rigonat anche l’album d’esordio “Riflessi di me“, la nostra “sopravvive” senza particolari patemi nel delicatissimo periodo post talent, tenendo comunque ritmi bassi, senza particolari scossoni. Lo spartiacque arriva alle porte della primavera del 2013 quando collabora con Fedez scrivendo di suo pugno il ritornello de “Cigno nero“, banger radiofonico che contribuirà a lanciare il rapper a tutti gli effetti nel mainstream e a rintuzzare la popolarità della cantate. Un anno e mezzo dopo con “Magnifico” i due bisseranno e supereranno i numeri precedenti, consolidando un sodalizio destinato a rimanere nel tempo.

Grazie anche al boost reciproco, Michielin è in grado di confezionare il secondo disco in studio, “Di20” contando su un bacino di ascoltatori importante, molti dei questi chiaramente teenager. Abbandonando le sonorità vicine al mondo di Elisa la bassanese vira su delle atmosfere a fortissima matrice elettronica, vicine a quelle di Lorde, pubblicando come singolo di traino “L’amore esiste“, curato dal producer di grido dell’epoca Michele Canova; una hit clamorosa che farà il pieno di vendite, spopolando soprattutto tra i giovanissimi. Il tour, il primo della carriera, sarà particolare, in quanto verrà affrontato dalla diretta interessata in solitaria suonando cinque strumenti diversi disposti sul palcoscenico: pianoforte, chitarra, basso, grancassa e loop station. Francesca Michielin dunque, agli occhi del pubblico, non è soltanto una giovane di bel talento con un grande gusto musicale, ma una vera e propria musicista con una conoscenza talmente rilevante da poter affrontare dei concerti in qualità di polistrumentista.

Il percorso di “Di20” trova una coda a Sanremo 2016, dove la cantante centra il secondo posto con “Nessun grado di separazione“, brano sulla trasformazione e sulla consapevolezza che verrà portato anche all’Eurovision dopo la rinuncia degli Stadio. L’anno successivo, il 2017, segna invece un’altra svolta più incline al sound indie italico marchiato in “2640, album che vanta collaborazioni importanti come quelle di Calcutta e Tommaso Paradiso, anticipato da “Vulcano” e ben sostenuto da canzoni di qualità come “Io non abito al mare” e “Tropicale“. Un cambio di passo che coincide anche con un tentativo di svolta anche a livello di ricezione, andando a cercare non più soltanto il pubblico teen ma anche quello, fertilissimo, dell’itpop, con tanto di inviti mirati, Primo Maggio in primis.

Conquistando nuovamente il disco d’oro, stessa certificazione ottenuta con il lavoro precedente, la carriera di Francesca Michielin si impenna nuovamente con un’altra collaborazione di peso, ovvero “Fotografia“, singolo estivo di ottimo successo (tre platini) condiviso con Carl Brave e Fabri Fibra: all’artista veneta è affidato il ritornello e il bridge, tutti caratterizzati da una scrittura riconoscibile e personale. Il potere della condivisione sarà quindi il leitmotive anche degli anni successivi, i quali saranno scanditi dalla relase di “Feat-stato di natura“, quarto album diffuso in piena pandemia composto soltanto da duetti con colleghi provenienti da ambienti diversi: dal pop rock dei Måneskin, all’indie dei Coma_Cose, passando per la trap di Shiva e l’eleganza alternativa di Max Gazzè. Un progetto tutt’altro che perfetto (a parte un paio di passaggi tra cui figura il singolo di lancio “Cheyenne” scritto da Mahmood), sperimentale e rilasciato in un periodo non felice a livello di vendite o ascolti.

Ma proprio quando la nave “Feat” sembrava destinata a fare rientro in porto, nel 2021 arriva un colpo di scena. Il sodalizio con Fedez, quello che ha contribuito all’incremento della carriera di entrambi, si ripristina per la terza volta a Sanremo 2021, dove viene presentato “Chiamami per nome“, un altro pezzo d’amore che segna il ritorno sulle grandi scene (prima aveva pubblicato alcuni singoli) di Fedez dopo una lunga pausa. Siamo al cospetto di un passaggio chiave: proprio in questa occasione infatti la coppia darà sfoggio di grande sensibilità: il milanese si mostrerà in tutta la sua fragilità e Michielin, interessata ai temi del femminismo e della parità di genere (conducendo il podcast “Maschiacci“), darà l’esempio in eurovisione regalando i fiori consegnatole da Amadeus sia allo stesso Fedez che ad altri personaggi presenti in scena. Piccoli gesti che hanno scaturito grande apprezzamento verso l’artista, a prescindere dalla produzione musicale, salita tra l’altro di colpi da un punto di vista della performance vocale, con una resa decisamente più incisiva rispetto al passato.

I tempi recenti sono i più importanti proprio in termini editoriali. Dopo un tour estivo Francesca Michielin si ripresenta infatti al Teatro Ariston, ma stavolta non come cantante ma come direttrice d’orchestra (prima di laurearsi dopo poche settimane in Canto al Jazz al conservatorio di Castelfranco Venero) per Emma in “Ogni volta è così“. L’occasione sarà propizia anche per promuovere il suo primo romanzo, “Il cuore è un organo“, e per spingere poi altri impegni, come quello di “Effetto terra“, programma TV di natura ambientalista da lei condotto su Sky Nature. La vetrina sanremese è sfruttata alla perfezione, tanto da farla sembrare quasi una cantante in gara.

Cantautrice, musicista, poli-strumentista, conduttrice, direttrice, scrittrice. Un curriculum dunque di tutto rispetto, costruito con tantissima intelligenza, fondamentalmente non prendendosi mai un vero e proprio momento di pausa, non scomparendo quindi mai dalle scene e proponendo sempre qualcosa di sufficiente, magari non pirotecnico, ma sufficiente.

Il pericolo reale rappresenta però la sovraesposizione: il palcoscenico di X Factor non perdona, ne sa qualcosa Ludovico Tersigni, il quale ha dovuto fare i conti non tanto con il ruolo (onestamente svolto bene) ma con il carico che dà il contesto del talent, incentrato su coolness e carisma, su sagacia e capacità d’improvvisazione, tutti fattori che rappresentano (per ora) un’incognita e per cui gli spettatori, non gentilissimi quando si parla di scenari come quello del programma di Sky, raramente si esaltano. Una vera scommessa quindi per Michielin che, tra qualche tempo, potrà inoltre misurare il carico di quanto prodotto in questi ultimi due anni in termini di riscontro musicale. Con un palcoscenico così ampio si immaginano numeri importanti, se non clamorosi, in futuro. Vedremo. 

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