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La rete di ricarica: l’infrastruttura della mobilità elettrica

Se anche tu stai cercando di orientarti in questo nuovo ecosistema, comprendi la mappa e la tipologia delle stazioni di ricarica e trova la soluzione migliore

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Ricarica di veicolo elettrico
Ricarica di veicolo elettrico (© Depositphotos)

La transizione verso la mobilità elettrica sta ridisegnando le fondamenta del trasporto privato, spostando l’attenzione dall’efficienza del motore termico alla capacità della batteria e, soprattutto, all’infrastruttura di ricarica. L’adozione di un veicolo a zero emissioni porta con sé un cambiamento di paradigma nel concetto stesso di “rifornimento”. L’ansia da autonomia (la range anxiety) è la preoccupazione principale di chi si avvicina a questo mondo, e la risposta risiede interamente nella capillarità e nell’efficienza della rete pubblica. Se anche tu stai cercando di orientarti in questo nuovo ecosistema, comprendi la mappa e la tipologia delle stazioni di ricarica e trova la soluzione migliore: è il primo passo per un passaggio all’elettrico sereno e consapevole.

Una nuova geografia del “pieno”

La differenza fondamentale tra il rifornimento di un’auto tradizionale e la ricarica di un veicolo elettrico risiede nel tempo e nel luogo. Il modello a combustibili fossili si basa su soste brevi e mirate in stazioni di servizio dedicate. La mobilità elettrica, al contrario, si fonda su due pilastri: la ricarica domestica (o aziendale), lenta e notturna, e la ricarica pubblica. Quest’ultima è concepita per due scenari distinti: la ricarica di destinazione (mentre si è parcheggiati al supermercato, al cinema o in ufficio) e la ricarica di viaggio (veloce, lungo le arterie ad alta percorrenza). Le infrastrutture pubbliche, quindi, non sono tutte uguali, ma rispondono a esigenze specifiche.

La distinzione cruciale: ricarica in AC e DC

La prima, fondamentale distinzione tecnica che l’utente deve conoscere è quella tra corrente alternata (AC) e corrente continua (DC). Le colonnine ricarica auto elettriche in AC sono le più diffuse nel tessuto urbano e nei parcheggi. Erogano una potenza che varia solitamente dai 3,7 kW ai 22 kW. In questo tipo di ricarica, la colonnina fornisce corrente alternata e il componente chiave che determina la velocità effettiva è il “caricatore di bordo” (OBC) installato all’interno dell’auto, che converte l’energia in continua per la batteria. Queste stazioni sono perfette per le soste di media e lunga durata, dove si lascerà il veicolo fermo per alcune ore.

Le stazioni in DC, al contrario, sono quelle definite “rapide” (Fast) o “ultra-rapide” (HPC – High Power Charging). Queste infrastrutture erogano direttamente corrente continua, bypassando il caricatore di bordo dell’auto e dialogando direttamente con la batteria. Le potenze qui partono dai 50 kW per arrivare e superare i 300 kW. Questa tecnologia è progettata per lo scenario di viaggio: permette di ripristinare una quota significativa di autonomia (ad esempio, dal 20% all’80%) in un tempo molto breve, spesso tra i 20 e i 30 minuti, rendendo la sosta paragonabile a quella di un rifornimento tradizionale.

Accesso e interoperabilità: come si utilizza la rete

A differenza delle stazioni di servizio, dove il pagamento è universale, il mondo delle colonnine ricarica auto elettriche è gestito da diversi operatori (CPO – Charge Point Operator) e fornitori di servizi (MSP – Mobility Service Provider). Per avviare una ricarica, l’utente utilizza un’applicazione sul proprio smartphone o una tessera RFID fornita dal proprio MSP. La vera comodità risiede nell’interoperabilità (o roaming): un singolo contratto con un MSP permette di ricaricare il proprio veicolo su colonnine di operatori diversi, sia in Italia che all’estero, ricevendo un’unica fattura. La scelta del fornitore di servizi è quindi cruciale non solo per la tariffa applicata (che può essere al kWh, al minuto, o una combinazione delle due), ma anche per l’ampiezza della rete accessibile tramite la sua piattaforma.

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