Gossip
Lily Collins vittima di body shaming: “Uno scheletro”
L’apparizione della protagonista di Emily in Paris alla New York Fashion Week ha scatenato commenti crudeli sul suo stato fisico

Lily Collins, l’affascinante protagonista di Emily in Paris, è da anni un’icona di stile e grazia. Con i suoi grandi occhi espressivi e un sorriso contagioso, ha conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo. Eppure, dietro il glamour di red carpet e sfilate, l’attrice britannica di 36 anni deve fare i conti con un nemico invisibile ma tagliente: il body shaming. Negli ultimi giorni, la sua apparizione alla New York Fashion Week 2025 ha riacceso un dibattito feroce sui social media e nei media, con commenti crudeli che la accusano di essere “troppo magra”, “malata” o addirittura “uno scheletro”.
New York Fashion Week e l’onda di hate online
Tutto è esploso lo scorso 13 settembre, durante la sfilata Calvin Klein per la collezione Fall 2025. Lily è apparsa radiosa in un coordinato scintillante. L’outfit, elegante e minimalista, metteva in evidenza la sua silhouette slanciata. Ma invece di concentrarsi sullo stile, i commenti online si sono focalizzati sul suo fisico: “Sembra un manico di scopa”, “È malata, qualcuno le dia un panino”, “Quel ventre piatto non è sano”. Sui social le foto dell’evento hanno generato migliaia di interazioni, con utenti che accusavano l’attrice di promuovere un “heroin chic” anni ’90, quel look emaciato che ha contribuito a generazioni di insicurezze.
Le prime critiche
Già nel recente passato, i fan avevano notato un “cambiamento drastico” nel suo aspetto, con commenti come “Sembra malnutrita” o “È tornata all’anorexia?”. E non dimentichiamo le origini: da giovane, Lily ha subito bullismo per il suo corpo “normale”, spingendola verso l’estremo opposto. Lily, tuttavia, con la sua resilienza, continua a ispirare. Che sia sul set di Emily in Paris o in un libro, il suo messaggio è chiaro: la vera bellezza sta nell’accettazione, non nella bilancia.
Speriamo che i fan, e la rete, imparino a spegnere i filtri del giudizio e accendere l’empatia. Perché, come dice lei, “la perfezione non esiste”. E va benissimo così.