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Cinema

Venezia 82 – La storia di Nino D’Angelo al cinema: presentato ‘Nino. 18 giorni’

Un documentario diretto dal figlio Toni racconta l’artista napoletano in una dimensione personale e autentica, tra il ritorno sul palco e la sfida del pregiudizio.

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Nino d'Angelo (©Nino D'Angelo FB)
Nino d'Angelo (©Nino D'Angelo FB)

Alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stato presentato fuori concorso ‘Nino. 18 giorni‘, un film che segna un momento speciale nella carriera e nella vita di Nino D’Angelo. Il progetto, diretto dal figlio Toni, è stato introdotto sulle frequenze di RTL 102.5 durante la trasmissione “No Problem – W l’Italia”, in diretta dallo studio di Palazzo del Casinò. Nino, protagonista della pellicola, e Toni, autore e regista, hanno condiviso le emozioni di un’opera che mescola musica, ricordi e legami familiari.

Nino D’Angelo: un racconto intimo e universale

La pellicola, della durata di 90 minuti e interamente in lingua italiana, segue Nino D’Angelo durante i preparativi di un concerto che segna il suo ritorno sulle scene. Non si tratta solo di un dietro le quinte musicale, ma di un vero e proprio diario, in cui il regista intreccia il volto pubblico del cantautore con momenti privati, incontri familiari e riflessioni sul tempo che passa. Ne emerge un ritratto a più dimensioni: quello dell’artista popolare capace di parlare a un’intera generazione, ma anche quello dell’uomo che affronta fragilità, memorie e radici.

Nino D'Angelo

Foto: LaPresse

Il peso del pregiudizio e la rinascita dell’artista

Nino ha poi raccontato come il pregiudizio sia stato la montagna più dura da scalare nella sua carriera. «Non ero scarso prima e non sono fortissimo oggi, ma ho dovuto combattere contro un’immagine che non rappresentava chi ero davvero». Ha ringraziato chi lo ha aiutato a liberarsi da quell’etichetta, sottolineando come proprio la sofferenza lo abbia spinto a rinascere, a osare e a diventare l’artista che oggi il pubblico celebra. «Se dovessi rinascere, rinascerei così. – ha concluso – Solo cancellerei il pregiudizio, perché è la parola più brutta che esista».

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