Cinema
Superman – La recensione. Essere gentili è il vero punk rock
James Gunn lancia il suo Superman con un mix esplosivo di satira e azione che reinterpreta l’icona pop come specchio dei nostri tempi.

Essere gentili è figo. Essere gentili, oggi, è il vero atto di ribellione.
Alla première di presentazione, James Gunn si esprimeva così. Una frase volutamente ossimorica, che affianca gli atti di ribellione tipici della corrente punk rock che tanto i Sex Pistols quanto i Green Day ci hanno insegnato ad amare, ad una nuova: quella della gentilezza. Tema centrale in questo imperfetto, anarchico, caotico, ma genuino ‘Superman’, che dopo anni di incertezze creative e progetti incompiuti, dà finalmente vita al nuovo universo cinematografico DC. Una rinascita tanto attesa quanto necessaria, che abbandona le ombre del passato per voltare pagina con uno stile fresco, irriverente e politicamente impegnato. Il regista, già noto per i suoi successi con i ‘Guardiani della Galassia’ e ‘The Suicide Squad’, mette in campo tutta la sua esperienza e sensibilità per dare vita a una versione del celebre supereroe lontana dagli stereotipi classici, più vicina all’uomo che al mito.
Non c’è spazio per nostalgie né rimpianti: il Superman di Gunn parte da zero, tagliando i ponti con l’universo precedente, segnato dalle luci e ombre dell’era Snyder. La pellicola evita volutamente il racconto delle origini, calando immediatamente lo spettatore in una narrazione “in medias res”, dove i metaumani sono già una realtà e Kal-El, alias Clark Kent, è un eroe che porta sulle spalle più di un mantello: porta i dilemmi di un mondo confuso e contraddittorio.

Superman 2025 (©Superman James Gunn – Warner Bros)
Un Dio caduto sulla terra
Lontano dalla figura granitica e onnipotente a cui il cinema ci aveva abituati, il protagonista interpretato da David Corenswet si presenta fragile, emotivo, perfino spaesato in certi atti del film. Gunn costruisce attorno a lui una riflessione profonda sul senso dell’eroismo oggi, declinandolo in chiave politica e sociale. Kal-El diventa così una figura tragica, quasi messianica, un salvatore che si confronta con la burocrazia, con i confini morali e con un’umanità spesso troppo miope per capire le sue intenzioni.
Il contrasto tra la potenza dei suoi poteri e la sua vulnerabilità emotiva è ciò che dà forza alla trama. Lo spettatore è chiamato a riflettere su cosa significhi davvero “fare il bene” in un mondo dove le verità sono sfumate, le guerre invisibili e i governi manipolano l’opinione pubblica In sottofondo, è impossibile non leggere i riferimenti all’attualità geopolitica, dai conflitti in Medio Oriente alla critica alle big tech e ai sistemi di potere globali. Superman vorrebbe solo salvare chi soffre, ma il mondo gli impone di giustificarsi.
L’ironia, tipica di Gunn
Come nella miglior tradizione di Gunn, l’ironia e il gusto per il grottesco non mancano. Krypto, il cane dotato di superpoteri, diventa un’icona anarchica capace di rubare la scena, mentre Lanterna Verde nella versione scanzonata di Guy Gardner (Nathan Fillion) incarna l’eroe disfunzionale che dice quello che pensa e agisce senza freni, spesso con risultati imprevedibili. Accanto a loro, una Justice Gang ancora sgangherata e acerba, ma già promettente per il futuro del franchise.
Se visivamente il film affonda le radici nei fumetti, con creature bizzarre e costumi sgargianti, è soprattutto nella satira sociale che Gunn affonda il colpo. Lex Luthor, interpretato da Nicholas Hoult, è un magnate che incarna le ombre della Silicon Valley, un villain che non ha bisogno di superpoteri per essere spaventoso.

Superman 2025 (©Superman James Gunn – Warner Bros)
Imperfetto, ma genuino
Nonostante le ambizioni e gli spunti interessanti, ‘Superman’ non è esente da imperfezioni. L’abbondanza di personaggi secondari, da Hawkgirl a Metamorpho, appesantisce il racconto senza dare a ciascuno lo spazio necessario. La narrazione, dopo un avvio travolgente, perde un po’ di slancio nella parte centrale, complice una gestione non sempre equilibrata del ritmo e un secondo atto a tratti eccessivamente didascalico.
Tuttavia, resta impressa la capacità di Gunn di regalare momenti sinceri e potenti, soprattutto nei dialoghi tra Clark e Lois Lane (Rachel Brosnahan), capaci di raccontare un’umanità disarmante dentro un mondo iperbolico. Anche quando il film si concede alle scazzottate e all’azione pura, lo fa con una consapevolezza stilistica che guarda più al genere fantastico che al noir urbano di casa Batman. E questo è un bene: Superman è, prima di tutto, un alieno.
Un primo passo nella giusta direzione
Il Superman di James Gunn non è perfetto, ma ha una voce forte, coerente, e soprattutto nuova. È il primo passo verso un universo che non teme la complessità, che abbraccia l’assurdo senza dimenticare l’impegno, e che crede ancora nella possibilità di essere eroi, nonostante tutto. Tra citazioni pop, riflessioni politiche e superpoteri, Gunn firma un cinecomic che ha il coraggio di essere diverso, restituendo al simbolo della speranza il suo significato più profondo.
James Gunn on what he wants audiences to take away from the film: “Being kind is cool. Being kind is a rebellious act”
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