Cinema
Robert Redford, il volto eterno della New Hollywood
L’attore e regista americano si è spento a 89 anni nella sua casa nello Utah. Icona di fascino e impegno civile, ha attraversato oltre mezzo secolo di cinema con eleganza, talento e coraggio politico.

Robert Redford se ne è andato nel sonno all’età di 89 anni, nella sua dimora a Sundance, nello Utah, la terra che aveva eletto a rifugio e cuore pulsante della sua visione artistica. La notizia della sua scomparsa chiude un capitolo fondamentale della storia del cinema. Con il suo carisma naturale e la sua bellezza mai ostentata, Redford ha incarnato la figura della star hollywoodiana capace di coniugare fascino, talento e impegno civile, divenendo una leggenda.
Il volto della New Hollywood
Negli anni Sessanta e Settanta Redford divenne il simbolo di un’epoca di rinnovamento. Con i suoi capelli biondi spettinati e lo sguardo magnetico, seppe dare vita a personaggi complessi e moderni, capaci di riflettere le contraddizioni della società americana. Lanciato dal successo di ‘Butch Cassidy’, accanto a Paul Newman, conquistò il pubblico mondiale con film entrati nella storia: ‘Come eravamo’ con Barbra Streisand, ‘La stangata’, ‘I tre giorni del condor’ e ‘Tutti gli uomini del presidente’, capolavoro sul giornalismo investigativo che raccontava lo scandalo Watergate.

Crediti Mario Manca X
Da attore a regista premiato con l’Oscar
Dopo aver dominato il box office, Redford decise di mettersi dietro la macchina da presa. Il suo esordio alla regia, ‘Gente comune’, conquistò subito l’Oscar come miglior film, confermando la sua sensibilità narrativa. Parallelamente, fondò il Sundance Film Institute nel 1981, creando quello che sarebbe diventato il più importante festival del cinema indipendente americano. Grazie a lui, decine di autori fuori dal circuito hollywoodiano trovarono spazio e riconoscimento, rendendo Sundance una vera istituzione.
Gli esordi, tra teatro e televisione
Prima della gloria cinematografica, Redford aveva mosso i primi passi tra palcoscenico e tv alla fine degli anni Cinquanta. Interpretò ‘A piedi nudi nel parco’ di Neil Simon a Broadway, ruolo che riprese al cinema nel 1967 accanto a Jane Fonda. Poco dopo, con ‘Questa ragazza è di tutti’ e ‘La caccia’, entrò a pieno titolo nel panorama hollywoodiano in un momento di fermento culturale. Da lì nacque anche il sodalizio con Sydney Pollack, regista con cui girò sette film in oltre vent’anni di collaborazione.
I ruoli della maturità
Negli anni Ottanta e Novanta, Redford seppe reinventarsi. Fu protagonista de ‘Il migliore’, interpretò con eleganza l’avventuriero in ‘La mia Africa’ e si mise alla prova con ruoli controversi come quello in ‘Proposta indecente’. Memorabile anche ‘L’uomo che sussurrava ai cavalli’, da lui diretto e interpretato, che rivelò al mondo una giovanissima Scarlett Johansson. Negli anni Duemila tornò a occuparsi di cinema politico con ‘Leoni per agnelli’ e, ormai anziano, trovò nuova delicatezza in ‘Le nostre anime di notte’ , accanto a Jane Fonda, conquistando il pubblico alla Mostra di Venezia.
L’impegno civile e politico
Redford non fu solo un attore e un regista di successo: fu anche un cittadino socialmente impegnato. Ambientalista convinto e voce progressista, usò la sua popolarità per sostenere cause sociali e politiche. Indimenticabile la sua interpretazione in ‘Il candidato’ (1972), dove impersonava un giovane democratico idealista travolto dai compromessi della politica. Una parte che rappresentava in modo simbolico la sua stessa visione: la necessità di non rinunciare ai propri ideali, anche a costo di perdere consensi.
Un’eredità senza tempo
Robert Redford lascia un vuoto enorme nel cinema e nella cultura americana. Nonostante la sua carriera sterminata, non vinse mai un Oscar come attore, un paradosso che comunque non intacca minimamente il suo status di leggenda. Rimarrà per sempre l’uomo che seppe tenere insieme grazia, talento e integrità, trasformando ogni film in un pezzo di storia del cinema.