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Cinema, PUNTI LUCE di Chiara Sani. Sundance Film Festival, il capolavoro di Robert Redford

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Lo sapete come mai, ad un certo punto nella storia del cinema mondiale, finalmente fu possibile girare film anche a basso costo?

Tutti sanno che per girare un film ci vogliono cifre stellari… Solo con budget da milioni di euro o dollari  è possibile andare su un set e creare una storia, attraverso il lavoro di centinaia di maestranze tra attori, tecnici, produttori, redattori, sceneggiatori, scenografi, costumisti, truccatori, maghi degli effetti speciali, post produzione… e tanto altro. Chi non si poteva permettere questi budget doveva rinunciare al sogno di raccontare una storia e proiettarla in una sala cinematografica.

Ma un giorno qualcosa di incredibile creò il cambiamento. Fu come un BIG BANG nell’industria del cinema.

L’idea geniale venne alla star cinematografica Robert Redford nel 1981, quando decise di fondare il SUNDANCE INSTITUTE, un’organizzazione no-profit, il cui nome derivava dal personaggio di ‘Sundance Kid’, bandito gentiluomo interpretato da Robert Redford nel mitico film BUTCH CASSIDY (1969). Il luogo in cui si svolge il Sundance Festival è PARK CITY, una bellissima località sciistica, non tanto facile da raggiungere tra le montagne dello UTAH. L’obiettivo di Redford era SOSTENERE IL LAVORO DI CINEASTI INDIPENDENTI!

Una svolta clamorosa che diede la possibilità a grandi talenti sconosciuti, come i registi/sceneggiatori QUENTIN TARANTINO, STEVEN SODERBERGH, JIM JARMUSCH, KEVIN SMITH e ROBERT RODRIGUEZ  di ottenere notorietà e sbocchi al loro debutto sul grande schermo.

Nel 1984 il SUNDANCE Institute spostò l’evento a gennaio, durante la stagione sciistica, creando i presupposti per rendere questo evento uno degli appuntamenti cinematografici più significativi e una delle principali vetrine del cinema indipendente, statunitense e internazionale.

Nel 1991 il festival venne rinominato definitivamente SUNDANCE FILM FESTIVAL e, come la pistola di Butch Cassidy, non ha mai sbagliato un colpo!

Anno dopo anno il Sundance Festival è diventato un appuntamento  super cool, garantendo sempre un programma ricco di proiezioni cinematografiche di film in concorso e fuori concorso, abbinati a shooting e interviste con le celebrity, Party, degustazioni gastronomiche e concerti di musica dal vivo.

Ma per Robert Redford, creare un ‘mondo nuovo’ di questo calibro non fu proprio facile fin dall’inizio… “Adesso il Sundance è un successo, ma alla prima edizione io e mio figlio andavamo in strada per convincere le persone a entrare nel cinema”, ha dichiarato in un’intervista al ‘Sole 24 Ore’.

Ho sempre creduto nel potere delle storie. Proprio come in LA MIA AFRICA, uno dei film in cui ho amato recitare, dove la gente si incontra la sera attorno a un tavolo e si intrattiene raccontandosi storie. Lo stesso facevano i nativi americani, in passato è sempre stato così. Oltre ai film ho sempre amato i documentari, che considero nuove forme, e molto efficaci, di giornalismo autentico. Allora, quando tutto cominciò, erano ancora sottovalutati. Il successo del Sundance Insitute, e poi del festival, nasce tutto dall’IDEALISMO, DALLA COSTANZA NEL CREDERE IN UN SOGNO. In quel periodo Hollywood puntava sulla tecnologia, sui grandi effetti speciali. Ma non era il mio mondo. VOLEVO RITROVARE IL POTERE DI RACCONTARE BUONE STORIE. E’ così che ho iniziato a dedicarmi al cinema indipendente, QUANDO NESSUNO ANCORA CI CREDEVA. E’ così che sono nati i primi LABS, laboratori di sceneggiatura e regia, dove si collaborava insieme ad altri artisti, che poi hanno portato al festival

Robert Redford si sa, non ha mai avuto una vita mondana: “In fondo ho l’animo di un cowboy, per questo sono finito nello Utah: ho sempre odiato ogni forma di superficialità e ipocrisia e non riuscivo a fingere nemmeno quando si trattava di cercare un lavoro. Per il film BUTCH CASSIDY fu PAUL NEWMAN, che allora era già una star affermata, a volermi in quel ruolo, a insistere, perché credeva in me. Non l’ho mai dimenticato e ancora mi manca. Girando insieme diventammo grandi amici

Per Redford i movimenti come #METOO sono importantissimi, anche per i contenuti presentati al Sundance Festival: “Al Sundance Film Festival abbiamo dedicato molto spazio alle registe e a panel di donne produttrici e imprenditrici. Sono felice che le cose stiano cambiando… è un processo che si sta sviluppando e che deve crescere, è importante che ci sia libertà e che tutti abbiano una voce”.

Una delle prerogative di Robert Redford è la sua VISIONE MOLTO INDIPENDENTE: “Ho sempre amato il ruolo dell’outsider, perfino quello del fuorilegge buono, quasi eroico, che non uccide le persone, ma che va contro il sistema. Come la storia del protagonista di OLD MAN & THE GUN, che ho scoperto un giorno leggendo il New Yorker, un uomo anziano che si divertiva a rapinare banche… Alla mia età sono molto curioso di vedere quello che posso ancora fare. Cerco di tenermi in forma, credo che sia il mio modo migliore per combattere il tempo che passa. E so bene che il mio equilibrio è fatto di attività fisica, energia intellettuale e desiderio artistico di creare”.

Robert Redford ha vinto nella sua carriera DUE PREMI OSCAR: uno come Miglior regista per il film GENTE COMUNE (1981) e uno ALLA CARRIERA (2002). Quest’ultimo fu un riconoscimento non soltanto alla sua eccezionale carriera di attore ma anche per aver creato un festival (Sundance) che ha aperto la porta a giovani talenti di tutto il mondo, di tutte le razze, sesso ed età che altrimenti non avrebbero mai potuto esprimere la loro arte.

Robert  Redford è come un FARO CHE ILLUMINA IL PERCORSO CREATIVO degli OUTSIDER come lui, gli artisti che non sono inclini a scendere a compromessi e che preferiscono debuttare sul grande schermo partendo non da Hollywood Boulevard, ma dalla cima dei monti dello Utah… dove le stelle forse brillano di più!

Foto Lapresse