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Cinema

Cannes 2025 – Scarlett Johansson debutta alla regia: presentato Eleanor The Great

L’attrice americana presenta la sua opera prima nella sezione Un Certain Regard. Emozione, radici familiari e un legame profondo con il racconto al centro del film. Tra il pubblico anche Adrien Brody e Colin Jost.

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Jennifer Lawrence e Colin Jost al Festival di Cannes 2025 (Crediti: Di-Lei- IPA)
Jennifer Lawrence e Colin Jost al Festival di Cannes 2025 (Crediti: Di-Lei- IPA)

La 78ª edizione del Festival di Cannes ha segnato una tappa cruciale nel percorso artistico di Scarlett Johansson. L’attrice americana, da anni volto iconico del cinema hollywoodiano, ha presentato la sua prima opera da regista, Eleanor the Great’, un film drammatico selezionato nella sezione Un Certain Regard, da sempre attenta alle nuove voci autoriali.

Attesa da giorni sulla Croisette, Johansson è apparsa al Festival solo oggi, martedì 20 maggio, dopo aver disertato la première de ‘La Trama Fenicia’, ultimo lavoro di Wes Anderson dove compare in un cameo. Un’assenza notata, ma compensata da un ritorno carico di emozione: sul palco della Sala Debussy, accompagnata dal critico Thierry Frémaux, l’attrice ha introdotto al pubblico il suo film di debutto alla regia, accolto con attenzione e commozione.

Scarlett Johansson contro le IA

Crediti: Profilo Instagram Fly Me To the Moon

Il debutto alla regia di Scarlett Johansson

Il film, scritto da Tory Kamen e interpretato dalla straordinaria June Squibb (classe 1929, candidata all’Oscar per Nebraska), racconta la storia di Eleanor Morgenstein, una donna di 91 anni che, alla morte della sua migliore amica, lascia la Florida per trasferirsi a New York dalla figlia e dalla nipote. Lì, inizia a raccontare una vita che non è la sua. Si appropria della memoria di una sopravvissuta all’Olocausto, svelando una trama che fonde bugia, trauma e desiderio di lasciare un segno.

Johansson, nata a New York e di origine ebraica, ha confessato in un’intervista recente di sentirsi profondamente connessa alla vicenda narrata. “La mia famiglia ha radici russe e polacche. Alcuni miei antenati sono stati vittime del ghetto di Varsavia. Questa storia parla della perdita e delle strane, modalità con cui cerchiamo di affrontarla”. Il film, dunque, è anche un modo per affrontare la propria identità, attraverso un racconto che fonde intimità familiare e memoria collettiva.

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