Cinema
Buen Camino: il ritorno di Checco Zalone, tra risate, vesciche e buoni sentimenti (Recensione)
A cinque anni dall’ultimo film, Checco Zalone torna al cinema con Buen Camino, uscito il 25 dicembre 2025 e già campione di incassi con un debutto record: oltre 5,6 milioni di euro in un solo giorno, trainando l’intero botteghino natalizio italiano
A cinque anni dall’ultimo film, Checco Zalone torna al cinema con Buen Camino, uscito il 25 dicembre 2025 e già campione di incassi con un debutto record: oltre 5,6 milioni di euro in un solo giorno, trainando l’intero botteghino natalizio italiano. La reunion con il regista Gennaro Nunziante – la coppia dietro ai successi storici come Quo Vado? e Sole a catinelle – era attesa come un evento, e il film non delude le aspettative del grande pubblico, pur dividendo un po’ la critica.
La trama: semplice, ma efficace
La trama è semplice ma efficace: Checco (interpretato, come sempre, dallo stesso Luca Medici alias Zalone) è un erede ultra-ricco e viziato, figlio unico di un impero dei divani. Vive tra ville lussuose, yacht, Ferrari e una fidanzata modella messicana, senza mai aver lavorato un giorno in vita sua. La sua esistenza dorata viene sconvolta quando la figlia adolescente Cristal (Letizia Arnò) scompare: la ragazza, insofferente al materialismo del padre, ha deciso di intraprendere il Cammino di Santiago de Compostela, un pellegrinaggio di 800 km a piedi alla ricerca di spiritualità e senso.
Checco, suo malgrado, si lancia all’inseguimento: addio comfort, benvenute vesciche, ostelli affollati, pioggia e incontri surreali con pellegrini di ogni tipo. Il viaggio diventa un’occasione per riscoprire il rapporto padre-figlia, i valori autentici e, inevitabilmente, se stesso. Buen Camino è una commedia on-the-road classica, con elementi di romanzo di formazione e tocchi spirituali (il Cammino di Santiago è trattato con rispetto, pur tra gag). Zalone abbandona il “Checco” proletario e furbo dei film precedenti per interpretare un riccone vanesio e ignorante, una caricatura dei privilegiati che però non viene mai punita con troppa cattiveria. Il risultato è un film più morbido, family-friendly e buonista rispetto ai picchi irriverenti di Cado dalle nubi o Che bella giornata. Le battute ci sono, e spesso colpiscono nel segno – dal controllo della prostata in apertura alle frecciate su social, elite e ipocrisie contemporanee – ma il tono è meno graffiante, più agrodolce. Qualche gag è esilarante (le vesciche curate con primario privato o la cena “povera” con chef stellato), altre più prevedibili.
Ritmo serrato e qualche critica
Il ritmo è serrato (appena 90 minuti), la fotografia dei paesaggi spagnoli è suggestiva, e il cast di supporto funziona: Beatriz Arjona come la giovane fidanzata, Martina Colombari in un cameo, e la giovane Letizia Arnò convincente nel ruolo della figlia ribelle. Non manca la critica: nel film troviamo una “normalizzazione” di Zalone, un passaggio dalla satira tagliente al “cinema del consenso”, con un finale redentivo troppo stucchevole e meno iconoclasta del solito. È vero, il film è più gentile, forse influenzato dall’età dell’attore (ora padre nella vita reale) e dal desiderio di rivolgersi a un pubblico ampio, famiglie comprese. Ma è anche un’evoluzione naturale: Zalone resta irresistibile nella mimica, nel timing comico e nella capacità di far ridere senza volgarità gratuita.
In conclusione, Buen Camino è una commedia leggera e divertente, perfetta per le feste: fa ridere (tanto), commuovere (un po’) e riflettere sul rapporto genitori-figli senza mai appesantire. Non è il suo capolavoro più dissacrante, ma è un solido ritorno alle origini, con quel mix di ironia pugliese e tenerezza che ha reso Zalone un fenomeno unico nel cinema italiano. Se cercate spensieratezza natalizia e gag garantite, correte in sala. Voto: 7/10.
E ricordate: sul Cammino, come nella vita, a volte le vesciche fanno più male dei problemi veri… ma alla fine, buen camino!