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Rubrica. IN PUNTA DI LIBRO. Splatter o incredibile denuncia sociale? A voi la sentenza

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Lettori!

Stamane ho assistito a tre beceri individui che, con la scusa di quel povero cane portato a cavezza come un somaro, si sono intrattenuti circa quaranta minuti a parlare di barbezze inutili e frivole tutti e tre ben assembrati e ho pensato: “Ma veramente l’umanità è così pateticamente misera da fregarsene di una pandemia mondiale e sfruttare il proprio cane per dilungarsi sui robottini da cucina?”.

Con ogni maledetta probabilità la risposta è sì, ma qualora vi fosse ancora qualche incauto dubbio vi consiglio la visione di un film illuminante e che io metterei serenamente nella mia personalissima top 20.

Il film in questione si chiama “Il Buco”, lo trovate serenamente su Netflix( vedi articolo precedente, so che è il vostro migliore amico di sti tempi, ndr). Badate bene non è per i deboli di stomaco, me compresa, infatti un paio di conati di vomito non me li ha risparmiati nessuno.

Perché conati di vomito? Perché il film è di una crudezza incredibile, esattamente come la nostra solidalissima società.

Andiamo per ordine: il titolo del film prende il proprio nome dalla location ove esso è ambientato, ossia un buco, più precisamente detto “la fossa”. E’ una sorta di prigione organizzata su livelli, tanti livelli, non vi svelo il numero esatto o sarei portatrice asintomatica di spoiler. Ogni livello è collegato tramite il pavimento ed il soffitto da un buco appunto, nel quale ogni giorno alla stessa ora spaccata, appare la piattaforma, una piattaforma mobile enorme con sopra apparecchiato ogni ben di dio culinario. Questa piattaforma mobile, però va solo dal piano 0 all’ultimo piano, il più basso di tutti, non ricarica mai il cibo fino a destinazione raggiunta, ossia appunto il livello situato più in basso di tutti. Per ogni livello sono presenti due galeotti. Ciò significa che la quantità e qualità del cibo che arriverà di piano in piano lo sceglierà il livello sovrastante.

Quale sarà il comportamento di un essere umano che può scegliere di accaparrarsi tutto e non avere rispetto o considerazione per il prossimo?

Intrecciati a questa trama allucinogena, ma maledettamente realistica, sono le storie di Goreng e dei suoi compagni di viaggio o di livello che interpretano tutti i lati dell’essere umano, bui tanti e poche luci.

Voi chi sareste? I mangiati, i mangianti o i pensanti?

Nota a pie’ di pagina: ero seria, parecchio, se siete allergici alla crudezza più agghiacciante non guardatelo, il regista ha voluto sottolineare e veicolare il suo messaggio mostrando l’orrore dell’indifferenza e della cattiveria umana sotto forma di carni divelte. Quindi l’orrore è un elemento indispensabile affinchè venga trasmesso in maniera brutale ed efficacia il sovrastante messaggio

Perché guardarlo

Credo sia tra le più distopiche  rappresentazioni allegoriche della nostra realtà. E’ una sorta di Black Mirror, dal mio modestissimo punto di vista, diecimila volte più politically uncorrect ed efficace. Buona visione, tenetevi una bacinella a lato del letto.

 

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