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Terrorismo, Macron raddoppia agenti alla frontiera

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I due delitti compiuti in Francia nelle ultime settimane, la decapitazione del professore di storia Samuel Paty e l’attentato avvenuto a Nizza hanno riportato, in piena emergenza Covid, l’occhio vigile dell’opinione pubblica e della politica sui problemi legati all’estremismo religioso di matrice islamica che, specialmente nelle periferie delle grandi città, dilaga da anni in Francia, portando talvolta al vero e proprio terrorismo.

Ieri, il presidente Francese Emmanuel Macron ha annunciato un aumento dei corpi di controllo delle frontiere, che attualmente contano 2.400 agenti e saranno raddoppiati. Il timore è che entrino illegalmente nel paese persone non identificate regolarmente, che, nel caso dei musulmani, potrebbero finire nella rete delle organizzazioni grandi e piccole che fanno proselitismi fuori dalle città, mettendo in pericolo la vita della stessa.

Si instaura dunque un bipolarismo, specialmente a Parigi, tra centro città cattolico, francese e -se vogliamo – borghese, centro del potere e delle ricchezze, e le banlieue multietniche, dove lo stato è meno visibile e le famiglie si affidano ad altri poteri, come appunto quello dei capi religiosi.

E’ dunque per limitare ingressi di persone non tracciate, e potenzialmente pericolose, che il presidente Macron ha fatto questa scelta, tanto più dopo che l’antiterrorismo indagando ha scoperto che Brahim Aoussaoui, il tunisino di 21 anni che a Nizza ha ucciso tre persone in una Chiesa, prima di arrivare in Francia, aveva vissuto almeno 15 giorni in Sicilia, su cui era approdato clandestinamente, restando uno sconosciuto persino per i servizi segreti italiani e francesi.

Anche l’Austria continua ad indagare dopo l’attentato perpetrato il 2 novembre da Kurtin S., ragazzo nato a Vienna ma di origini albanesi, già noto ai Servizi Segreti, e ammette di aver sottovalutato un avviso proveniente dalla Slovacchia, in cui l’attentatore avrebbe provato ad acquistare munizioni. Gli 007 austriaci hanno poi fatto sapere che il terrorista apparterrebbe a un gruppo di 90 uomini desiderosi di recarsi in Siria, a combattere per lo Stato Islamico.

Il fatto che le bolle terroristiche tornino ad esplodere proprio durante la seconda ondata della pandemia, insieme a tante proteste che si alternano, violente e pacifiche, in gran parte del mondo, dovrebbe far riflettere sulla natura sociale e psicologica di queste mostruosità. Parallelamente ai controlli, bisognerebbe intervenire “dal basso” offrendo alla popolazione a rischio indottrinamento un’alternativa che sia in armonia col centro cattolico, francese e borghese.

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Crediti Foto LaPresse