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Italia rossa, arancione o gialla? Ecco quali sono i 21 indicatori di rischio sui quali si è basato il governo per le chiusure regionali

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Con il nuovo Dpcm firmato dal governo e in vigore a partire da domani 6 novembre fino al 3 dicembre, l’Italia è stata suddivisa in tre zone di rischio, una rossa, una arancione e una gialla, in base alla situazione epidemiologica. Fra le regioni “rosse”, vale a dire quelle ritenute più a rischio contagio, sono state inserite Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Calabria. Quelle arancioni sono Puglia e Sicilia, mentre fra le zone gialle, considerate meno a rischio, sono state inserite la Campania – scelta che ha scatenato non poche perplessità e polemiche, dato che questa regione era stata inizialmente indicata come ad alto rischio, con i suoi oltre 4mila contagi da settembre ad oggi – Abruzzo , Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Toscana, Veneto, Molise, Marche, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano.

Per assegnare ad ogni Regione il proprio colore, ossia il livello di rischio contagio, e per definire quindi le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria più opportune per ogni zona, il governo ha utilizzato alcuni indicatori specifici. Non solo l’indice Rt, dunque, ma 21 indicatori individuati dal Comitato tecnico scientifico e dal ministero della Salute che sono stati introdotti con un decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 30 aprile scorso, quando l’Italia era alle prese con il primo lockdown.

Quali sono questi 21 indicatori? 

I 21 indicatori sono suddivisi in tre diverse categorie: indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.

Indicatori riguardanti la capacità di monitoraggio

I primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”. Ecco quali sono, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 30 aprile scorso:

1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Indicatori sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti

Altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”:

7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.

11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata ima regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari

Gli ultimi indicatori, nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”:

13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19.

 

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Crediti foto: Facebook