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Il trionfo di Mike Flanagan
Il trionfo di Mike Flanagan. Virale con il balletto di Hiddleston in The Life of Chuck, il regista sta diventando un culto anche per i gamers. Se il grande pubblico sta scoprendo al cinema solo ora, nel mondo dei gamers il suo nome gira da mesi perché citato dai developers di “Vampire the masquerade – Bloodlines 2” e “The blood of dawnwalker” come padre ispiratore delle rispettive opere.

Mike Flanagan sta vivendo un periodo d’oro. Diventato virale per aver girato il balletto di Tom Hiddleston in “The Life of Chuck”, è finalmente riuscito a farsi conoscere al grande pubblico, dopo essere diventato un autore culto per chiunque ami l’horror. Ma Flanagan non sta sfondando solo presso il grande pubblico amante di cinema e serie tv, ma sta estendendo la sua fama di innovatore persino nel mondo dei videogiochi, dove sempre più developers lo citano come ispirazione. Vediamo dunque cosa succede.
Essere virali
C’è qualcosa di vagamente paradossale nel diventare virali per aver girato il balletto di un film di genere drammatico-fantascentifico, tratto da un romanzo horror di Stephen King. Un balletto che celebra la vita e la spensieratezza, e nel contempo è il sintomo di un imminente catastrofe. Eppure questa paradossalità è il marchio di fabbrica di Flanagan, che ha sempre piegato il genere horror alla sua personale visione del mondo, dove vitalismo, terrore della morte, un profondo senso della colpa e della redenzione si intrecciano per sfociare in trame mai banali. La viralità del balletto ha fatto conoscere Flanagan anche alla generazione di TikTok, poco prima che lo facessero due titoli in campo videoludico ispirati apertamente al suo capolavoro del 2021 “Midnight Mass”.
Vampiri con il vizio della teologia
Midnight Mass è una serie tv Netflix quanto meno singolare. Uscita sotto la dicitura di “serie horror”, in realtà è una lunga dissertazione teologica in cui Flanagan fa i conti con il suo abbandono del cattolicesimo a favore dell’ateismo. Midnight Mass consiste in ben 8 ore di citazioni bibliche, disquisizioni dogmatiche, complesse riflessioni sul senso della morte e della colpa portate avanti da una serie di personaggi che rappresentano le mille sfumature esistenti fra l’ateismo e il fondamentalismo cattolico. Per quanto possa sembrare strano, la serie è stata un successo enorme di critica e un discreto successo di pubblico, che ha riconosciuto qualcosa di seminale per il genere horror nell’opera del regista statunitense, nonostante il lato horror-vampirico fosse poco più di una verniciatura che serviva per parlare di fede.
Altro media, altra consacrazione
Nonostante il successo di critica e l’apprezzamento del pubblico, “Midnight Mass” non ha avuto figli e figliocci diretti nel mondo delle serie tv e del cinema. Troppo personale, troppo peculiare come opera perché qualcun altro provasse a farne una sua versione. Lo stesso Flaangan è tornato all’horror più convenzionale con la successiva serie “La caduta della casa degli Usher”, un capolavoro che ha entusiasmato critica e pubblico. A portare avanti l’idea di Midnight Mass sono invece due videogiochi che usciranno a breve: “Vampire the masquerade – Bloodlines 2” e “The blood of dawnwalker”. In entrambi i giochi rivestiremo i panni di vampiri tormentati, lanciati in un mondo dove il cristianesimo e il vampirismo si sono fusi e confusi, e dove il catto-vampirismo non è solo una suggestione, ma uno dei temi portanti del mondo di gioco. L’intuizione di Midnight Mass viene quindi ripresa e portata allo stadio successivo: da travestimento per parlare d’altro a nuovo modo di costruire storie di vampiri.
Qualche incrinatura
Fin qui sembra che la carriera di Flanagan sia un’inarrestabile marcia verso il successo. A gettare qualche ombra però cominciano ad esserci i primi mormorii di critica e pubblico, che iniziano a chiedersi se il regista statunitense non sia troppo sopravvalutato. Non è un caso che le critiche connettano “Midnight Mass” con l’appena uscito “The Life of Chuck”: le due opere infatti hanno in comune il piegare un genere cinematografico per dire ciò che preme all’autore, per mettere su schermo le sue personali ossessioni. Secondo questa visione le opere troppo personali, troppo lontane dagli sterotipi del genere, sono sintomo di un artista che vuole prima di tutto parlare di se stesso a se stesso, e solo secondariamente al pubblico. Nonostante queste critiche siano minoritarie, sottolineano una deriva possibile del modo di fare arte di Flanagan: la sua personalità è talmente marcata ed esuberante che potrebbe in futuro divorare l’opera.
Il futuro
Fresco della vittoria del People’s choice award al Toronto film festival, è evidente che Flanagan punti a riconoscimenti più prestigiosi. “The Life of Chuck” ha chiarito come l’horror puro ormai gli vada stretto, e quindi il nostro probabilmente, nel prossimo futuro, proverà a cimentarsi in nuovi generi, ovviamente piegandoli alla sua personalissima poetica. Difficile prevedere come risponderà il pubblico: Flanagan ha l’aura del fuoriclasse fra gli amanti dell’horror e dei film “intellettuali”, mentre al grande pubblico il suo nome dice poco. Se il suo trionfo è solo una parentesi oppure il preludio al passaggio alla serie A dei registi più amati di Hollywood dipenderà molto dalle sue prossime mosse, che per ora non si conoscono. In qualunque caso, il regista classe 1978 è riuscito in una piccola impresa: ha prodotto opere estremamente personali e complesse divenute virali su TikTok e ha ispirato un piccola rivoluzione nel mondo dei videogiochi. Scusate se è poco.