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Il Governo e Autostrade per l’Italia. Dopo due anni, l’accordo nella notte

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Le trattative per chiudere una volta per tutte la questione delle concessioni autostradali sono iniziate ieri sera e finite stamattina all’alba. Il Consiglio dei ministri ha prodotto come risultato una bozza su come si dovrà procedere. Tra le novità più importanti c’è la graduale uscita dei Benetton dal gruppo Autostrade per l’Italia (Aspi) entro circa un anno.

Il Governo sembra aver ottenuto quello che voleva: ridimensionare il ruolo dei Benetton. La famiglia – infatti – attraverso il gruppo Atlantia possiede l’88% di Aspi, ma con l’accordo ottenuto la scorsa notte, le quote scenderanno al 10-12%. Al suo posto entrerà Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), una controllata dello Stato, con l’acquisizione del 51% delle quote che di fatto renderà lo Stato l’azionista di maggioranza di Autostrade per l’Italia.

I Benetton, maggiori azionisti di Atlantia e dunque di Autostrade per l’Italia saranno gradualmente estromessi. L’accordo prevede anche la separazione di Aspi da Atlantia. Le condizioni imposte dal Governo sono state accettate e la soluzione trovata a sorpresa ha allontanato l’ipotesi più drastica della rescissione del contratto con Autostrade per l’Italia. Questa mossa avrebbe previsto – infatti – una penale per lo Stato di 23 miliardi.

Il dibattito sulla revoca delle concessioni autostradali al gruppo Aspi si era aperto nel 2018 in seguito al crollo del Ponte Morandi in cui persero la vita 43 persone. Il gruppo e i suoi maggiori proprietari erano stati incolpati della scarsa manutenzione e del mancato controllo. Come d’accordo, il gruppo Autostrade per l’Italia pagherà allo Stato 3,4 miliardi come compenso per il ponte Morandi. Sarà anche rafforzato il sistema di controllo con un aumento delle penali nel caso di violazioni.

Il ponte è stato ricostruito prima che il problema delle concessioni arrivasse ad una conclusione. Ma ora che la riapertura del viadotto è alle porte, la questione doveva essere risolta prima che le concessioni tornassero automaticamente ad Aspi. Per questo le trattative hanno subìto – finalmente – una brusca accelerazione in vista dell’imminente entrata in funzione del ponte.

La revoca delle concessioni ad Aspi è diventata un tema politico che ha infiammato il dibattito pubblico. Il M5s ne ha fatto una delle sue battaglie, insieme al taglio dei vitalizi ai parlamentari. Anche se la penale a carico dello Stato sarebbe stata un’ulteriore sconfitta. Oltre ad aver subìto il danno, sarebbe stato – infatti – anche beffato dal dover pagare per la rescissione del contratto.

Adesso, invece, il Governo ha ottenuto anche di poter riscrivere il contratto, in modo da evitare penali così ingombranti nel caso in cui volesse interrompere il rapporto. La cifra passerebbe infatti da 23 a 7 miliardi. Stando alla bozza, il Governo ha avuto quello che voleva dal negoziato con Aspi. Per il momento la tempesta è stata evitata, ma i dettagli dell’accordo non sono stati ancora definiti.

 

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Crediti foto: LaPresse