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Cinema

Festival di Cannes 2025: un’edizione di transizione tra glamour e impegno

Presieduta da Juliette Binoche, figura iconica del cinema francese, e con Laurent Lafitte come carismatico maestro di cerimonie, questa edizione assegnerà la Palma d’Oro il 24 maggio

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Festival di Cannes 2025: un’edizione di transizione tra glamour e impegno
Crediti Foto @NextBestPicture X

La 78ª edizione del Festival di Cannes, che si svolge dal 13 al 24 maggio 2025, si conferma un evento di straordinaria rilevanza nel panorama cinematografico mondiale, riuscendo a bilanciare il consueto sfarzo della Croisette con un’attenzione crescente ai temi sociali e politici che agitano il nostro tempo. Presieduta da Juliette Binoche, figura iconica del cinema francese, e con Laurent Lafitte come carismatico maestro di cerimonie, questa edizione offre un programma eclettico, alternando blockbuster hollywoodiani, opere d’autore e debutti sorprendenti. Tuttavia, come sottolineato da alcuni osservatori, il festival sembra trovarsi in una fase di transizione, alla ricerca di un equilibrio tra la sua eredità glamour e le sfide di un’industria cinematografica in continua evoluzione.

Un’apertura tra luci e ombre

L’inaugurazione del festival ha visto la proiezione di Partir un Jour, opera prima della regista francese Amélie Bonnin, con Juliette Armanet e Bastien Bouillon (assente per motivi di salute). Questo “musical realistico” ha diviso la critica: da un lato, la freschezza della proposta e l’energia di Armanet sono state apprezzate; dall’altro, la struttura narrativa è stata giudicata debole, tanto da essere definita da Robbie Collin del Telegraph come un “fiasco maldestro” che potrebbe segnare un punto basso per il genere musicale. Nonostante le critiche, l’apertura ha dato il via a un’edizione che non ha avuto paura di sperimentare, anche a costo di deludere.

Consegnata la Palma d’Oro onoraria a Robert De Niro

La cerimonia d’apertura è stata segnata da momenti di grande emozione, come la consegna della Palma d’Oro onoraria a Robert De Niro, introdotto da Leonardo DiCaprio. De Niro, con un discorso appassionato, ha denunciato le minacce alla democrazia e all’arte, richiamando l’attenzione sul ruolo del cinema come forza inclusiva e democratica. Le sue parole, unite all’omaggio di Juliette Binoche alla fotoreporter palestinese Fatima Hassouna, uccisa in un attacco a Gaza, hanno dato un tono solenne a un evento tradizionalmente associato al glamour.

La competizione: un mix di audacia e tradizione

La selezione ufficiale, curata da Thierry Frémaux e Iris Knobloch, ha presentato 21 film in concorso, con una varietà che ha spaziato da veterani come i fratelli Dardenne (The Young Mother’s Home) e Wes Anderson (The Phoenician Scheme) a nomi emergenti come Ari Aster (Eddington) e Mascha Schilinski (Sound of Falling). Sei registe donne in competizione – tra cui Julia Ducournau (Alpha) e Hafsia Herzi (La Petite Dernière) – hanno sottolineato un impegno verso la parità di genere, anche se alcune critiche hanno evidenziato un passo indietro su questioni di diversità e inclusione.

I titoli più discussi

Tra i titoli più discussi, Eddington di Ari Aster si è distinto per la sua satira corrosiva sull’America della pandemia, con un cast stellare (Joaquin Phoenix, Emma Stone, Pedro Pascal). Tuttavia, la recensione di Vanity Fair lo descrive come “confuso” nonostante i momenti di genialità, suggerendo che il film non riesca a mantenere coesione narrativa. Al contrario, Dossier 137 di Dominik Moll, un procedural poliziesco sulle violenze durante le proteste dei Gilets Jaunes, ha ricevuto applausi calorosi per la performance di Léa Drucker, candidata ideale per il premio come miglior attrice.

Sound of Falling di Mascha Schilinski, lodato da MyMovies come un’“opera ambiziosa” sulla condizione femminile, ha suscitato dibattiti per la sua struttura ripetitiva, mentre Sirât di Oliver Laxe, un thriller di sopravvivenza nel deserto marocchino, ha incantato per la tensione viscerale ma deluso per un finale anticlimatico.

Presenze italiane e debutti internazionali

L’Italia ha brillato con Fuori di Mario Martone, interpretato da Valeria Golino, Matilda De Angelis ed Elodie, che ha portato una ventata di energia pop alla competizione. Alice Rohrwacher, presidente della giuria della Caméra d’Or, e sua sorella Alba, membro della giuria del concorso, hanno ulteriormente consolidato la presenza italiana.

I debutti

Tra i debutti, La Petite Dernière di Hafsia Herzi, adattamento del romanzo di Fatima Daas, ha emozionato per la sua storia di crescita personale in un contesto di tensioni familiari e culturali. Nella sezione Un Certain Regard, il debutto registico di Scarlett Johansson, Eleanor the Great, ha attirato l’attenzione, dimostrando il coraggio del festival nel puntare su nuovi talenti.

Blockbuster e glamour: Hollywood non manca

Nonostante un’edizione percepita come “meno hollywoodiana”, la presenza di star come Tom Cruise, con Mission: Impossible – The Final Reckoning, ha garantito momenti di grande spettacolo. La critica di Telegraph ha elogiato il film come un “capolavoro d’azione”, con Cruise che si conferma “Secret Agent Jesus” in un’epica conclusione della saga. Spike Lee, con Highest 2 Lowest, remake di High and Low di Kurosawa, ha portato Denzel Washington sulla Croisette, mentre Bono ha presentato il memoir cinematografico Stories of Surrender, suscitando curiosità.

Temi sociali e controversie

Il festival non ha evitato le questioni più urgenti. Una petizione firmata da 350 personalità, tra cui Pedro Almodóvar e David Cronenberg, ha condannato il genocidio a Gaza, mentre una commissione parlamentare francese ha sollevato il tema delle violenze di genere nell’industria cinematografica. La decisione di escludere un attore di Dossier 137 per accuse di violenza sessuale ha rafforzato l’impegno del festival verso l’etica, ma ha anche acceso dibattiti sulla presunzione di innocenza.

Un festival in transizione

Cannes 2025 si è confermato un evento capace di coniugare l’arte del cinema con il suo ruolo di specchio della società. Tuttavia, come notato da Cinematografo.it, il festival appare “in transito”, sospeso tra la memoria della Nouvelle Vague e l’incertezza di un futuro che richiede nuove narrazioni. La competizione ha offerto momenti di grande cinema, ma nessuna opera sembra aver dominato il discorso come Anora nel 2024.

In attesa del verdetto della giuria, che assegnerà la Palma d’Oro il 24 maggio, seguito dalla proiezione di Dandelion’s Odyssey di Momoko Sato, Cannes 2025 lascia un’impressione di vitalità e introspezione. È un festival che celebra il cinema come arte, ma che non può ignorare le tensioni del mondo che lo circonda. Un’edizione, in definitiva, che invita a riflettere sul potere delle immagini e sulla responsabilità di chi le crea.

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