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Arte

Letteratura, l’addio ad Alberto Arbasino: lo scrittore e giornalista che rifiutava i premi

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Di Ludovica Di Rito

Fuori per un attimo dai lutti enormi provocati dal Coronavirus, oggi s’ annota un’altra importante perdita italiana.

E’ morto all’età di 90 anni Alberto Arbasino, ieri 22 marzo in maniera serena al finire di una lunga malattia. Arbasino è sicuramente l’ ultimo grande anziano della cultura letteraria italiana. Assieme a Camilleri rappresentava quella classe di autori che appartenevano alle illustri magnificenze del secolo scorso.

Qualora non sapeste chi sia, proprio come si fa con tutti coloro che sono deceduti, è arrivato il momento di conoscerlo un po’ meglio.

Arbasino è stato un romanziere, giornalista, poeta, critico e politico. Una personalità spiccatamente eclettica e dal talento indiscusso di cui, citando lo stesso Mattarella che ha voluto omaggiarlo, “faremo tesoro”.

Da parte mia vorrei focalizzarmi sulla sua attività di scrittore. Particolarmente mirabili sono stati,infatti, i suoi romanzi sempre caratterizzati da trame estremamente rarefatte e digressioni metaletterarie. Pregevoli i continui riferimenti letterari in altre lingue ed altre letterature straniere.

Fu un grande estimatore di Gadda, ne riprese l’enorme capacità di piroettare con grazia tra figure retoriche e locuzioni letterarie. Nei suoi scritti si può ammirare una sorta di prolungatissimo inganno stilistico che cela il significato delle sue parole, riservato solo a chi sappia leggere acutamente tra le righe. Riesce a giocare questa ardua partita senza mai scadere nel manieristico, nel barocco o nel ridondante.

Schivo delle gratificazioni terrene arrivò a rifiutare addirittura premi letterari quale quello del Boccaccio tenutosi a Firenze definendolo “uno sproloquio di fanfaluche e convenevoli” andandosene prima del sua conclusione. Fu autenticamente snob, purtroppo a tratti moralisteggiante, sicuramente un valore aggiunto per la nostra già ricca, ricchissima produzione letteraria.

Mi auguro sempre, in maniera del tutto utopistica, che l’Italia possa ripartire dall’esempio di questi grandi giganti.

Foto Stefania D’Alessandro/Lapresse