Seguici su

Attualità

Justin Bieber: il crollo in diretta di una star

Justin Bieber: il crollo in diretta di una star. Bieber diventa suo malgrado il simbolo di una generazione angosciata dalla salute mentale. La vita sentimentale turbolenta, l’insofferenza verso un sistema che lo vuole sempre performante, i problemi a gestire ansia, depressione e rabbia, fanno di Bieber il rappresentante perfetto dei disagi inascoltati della Generazione Z.

Pubblicato

il

Justin Bieber: il crollo in diretta di una star. Bieber diventa suo malgrado il simbolo di una generazione angosciata dalla salute mentale. La vita sentimentale turbolenta, l'insofferenza verso un sistema che lo vuole sempre performante, i problemi a gestire ansia, depressione e rabbia, fanno di Bieber il rappresentante perfetto dei disagi inascoltati della Generazione Z.
Crediti foto justinbieber Instagram

Justin Bieber è divenuto col tempo più di una star. E’ diventato il simbolo di uno star system che annaspa in perenne diretta social. Diventato famoso ad appena 16 anni, l’interesse  di stampa, influencer e social nei suoi confronti è cresciuto in maniera esponenziale col passare degli anni, interesse che lo ha portato a vedere la sua vita privata dissezionata e analizzata costantemente. Il ragazzo prodigio canadese negli ultimi anni non ha più retto la pressione, fra presunti problemi finanziari, familiari e di salute mentale. Invece di provare compassione, la stampa tradizionale e gli influencer specializzati in gossip hanno inaugurato un nuovo trend, etichettabile come “i problemi psicologici di Justin”, che assicura a chiunque partecipi clickbait e video virali. Vediamo cosa succede

Il ragazzo prodigio

Justin Bieber (classe 1994) ottiene il suo primo contratto discografico ad appena 14 anni, con la Island Records, trasferendosi così dal natio Canada agli USA. Nel 2010 ottiene il suo primo successo mondiale, con l’album “My world 2.0”, seguito dal primo tour internazionale. Fino alla pandemia inanella un successo dietro l’altro, diventando uno dei musicisti statunitensi più ricchi e quello il cui catalogo musicale ha il maggior valore di mercato. Oltre a questo il ragazzo si impegna in varie campagne sociali, dalla causa LGBTQI+ fino al problema dell’inquinamento dell’acqua.

Problemi giudiziari, di droghe e comportamenti controversi

Se la sua carriera musicale fino alla pandemia è un’ininterrotta serie di successi, i problemi personali emergono fin dall’inizio del successo globale. Abuso di droghe leggere, disturbo della quiete pubblica, frequentazione di sex worker, aggressione a paparazzi ed haters, atteggiamenti inopportuni con le fan. Nel 2020, per la campagna promozionale del singolo “Yummi”, adotta una strategia di marketing che gli aliena gran parte del mainstream musicale statunitense: spinge infatti i fan a comprare più volte la versione fisica del singolo, e suggerisce a chi lo ha ascoltato su Spotify di farlo andare in loop la notte, in modo da spingere il singolo in vetta alla Billboard. Una campagna marketing che sembra partorita da un artista disperato, mentre teoricamente Bieber era ancora sulla cresta dell’onda.

Salute mentale

Justin Bieber ha più volte parlato dei suoi problemi di gestione dell’ansia e di essere vittima di depressione. A questo si aggiunge l’ammissione, dopo il video di qualche giorno fa in cui prende a male parole un paparazzo, di aver problemi a gestire la rabbia. In aggiunta ai problemi già citati, nemmeno la vita sentimentale di Bieber è mai stata tranquilla: ha avuto una relazione storicamente burrascosa con Selena Gomez, e un matrimonio movimentato con la modella Hailey Baldwin nel 2018, da cui è nato un figlio nell’agosto del 2024. Due relazioni complicate vissute sempre sotto i riflettori della stampa, e che Bieber stesso ha ampiamente utilizzato nella sua autopromozione su Instagram.

La caduta degli dèi

Fin qui l’epopea di Bieber non è molto diversa da quella di decine di altre star che hanno ottenuto il successo troppo giovani. A rendere il cantante canadese particolare è il fatto di essere diventato il simbolo di una serie di problematiche che stanno molto a cuore alla Generazione Z: la tossicità dello star system, la salute mentale e la qualità delle relazioni, la sottile linea di confine fra privacy ed ostentazione pubblica della propria immagine. Vediamo dunque queste questioni ad una ad una

La Grande Babilonia

La tossicità dello star system statunitense è un tema che ricorre nel cinema e nella musica fin dagli anni ’50. L’ampio uso di alcool e droghe, le pugnalate alle spalle per qualche spicciolo in più, gli intrecci indicibili fra marketing, arte e politica, la sessualità talmente libera da infischiarsene persino del consenso et similia, sono tutti problemi ben noti. Bieber però ha vissuto in pieno il cambio epocale della ripartizione dei guadagni nel sistema musicale, divenendo la prima star nata per riempire gli stadi e sponsorizzare merch (suo e altrui), mentre su dischi, streaming e passaggi radiofonici guadagnavano quasi esclusivamente le sue etichette. Questo sistema ha costretto Bieber ad incessanti tour mondiali, uniti ad un’attività social quotidiana di influencer. Questo ha implicato una sovraesposizione mediatica e una quantità enorme di ore lavorative, costringendo il nostro a dover essere sempre e comunque performante.

Essere sano in un mondo che ti costringe alla follia

Mentre l’intero sistema lo costringe ad essere sempre al top per generare profitti, Bieber lotta con i suoi problemi di ansia e depressione, che si “autocura” consumando in maniera spasmodica droghe leggere. A questo si aggiunge la complessità della sua vita privata: la tempestosa relazione con la Gomez dura a fasi alterne dal 2012 al 2018, sostituita poi con un apparentemente più “sano” matrimonio con la Baldwin. Entrambe le relazioni vengono mostrate h24 dalla stampa, sminuzzate fino alla nausea dai social e lo stesso Bieber riempie Instagram con post sulla sua vita sentimentale, un un complesso gioco di specchi in cui dividere il marketing e spontaneità, immagine pubblica e sentimenti privati è praticamente impossibile.

La sottile linea rossa non esiste più

Bieber ha subito l’erosione completa del confine tra privato e pubblico così come era concepito nel ‘900. Non solo perché fin dai 14 anni si è trovato la stampa addosso, ma perché è parte di quella famigerata generazione Instagram per cui condividere ogni attimo della propria esistenza sui social è naturale. Tradizionalmente si riteneva che chi esponeva la propria vita in pubblico dovesse accettare il giudizio degli altri, ma la generazione Z contesta questa idea: i nati negli anni ’90 chiedono di pubblicare ciò che vogliono sui social e non ricevere alcun giudizio negativo (mentre i positivi sono ben accetti). Bieber diventa la bandiera di questa nuova richiesta: secondo i suoi fan il suo malessere è in larga parte dovuto alle critiche ferocissime che riceve sui social, in particolare dai boomer e dai millennials che lo ritengono una sorta di fenomeno da baraccone.

Il simbolo di chi si sente spezzato

Dopo la pandemia, Bieber è diventato una sorta di bandiera per la generazione Z, che nel malessere psicologico e nella insofferenza per l’obbligo di essere sempre performante del cantante canadese vede riflessa la propria esperienza quotidiana. La richiesta rabbiosa fatta da Bieber nel video e nel post appena divenuti virali di essere lasciato in pace, di star provando ad “aggiustarsi” come vorrebbero gli altri e nel non riuscirci, a boomer e millennials sembra un ridicolo piagnisteo di un ricco viziato, mentre la Generazione Z lo percepisce come un urlo generazionale. Un urlo con cui dovremo imparare a convivere, perché tocca problemi per i quali nessuno riesce ad intravedere una soluzione.

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *