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Donatella Rettore: intelligenza e “Magnifico delirio”

Pubblicato

4 anni fa

20 Giugno 2020

Recensione dell'album "Magnifico Delirio"

Il disco perfetto al momento perfetto. Questo, e molto altro, ha rappresentato per la storia della musica pop italiana “Magnifico Delirio” di Donatella Rettore.

MAGNIFICO DELIRIO | LA RECENSIONE

Il 1980 verrà ricordato come l’anno dello scandalo estivo. La diciassettesima edizione del Festivalbar sarà infatti vinta, per la categoria donne, da Donatella Rettore, con l’intramontabile “Kobra“, brano dalle continue allusioni sessuali rimasto per lungo tempo al centro delle polemiche e quasi vittima di censura (anche se poi venne omesso esclusivamente il verso conclusivo “Quando amo“). Il pezzo, ironico, schizzato e volutamente confusionario riassume perfettamente il disco in cui è contenuto, ovvero “Magnifico delirio“, pubblicato nello stesso anno per l’etichetta Ariston.

Siamo forse nel periodo in cui Donatella è al massimo della forma. Scintillante e camaleontica, l’artista ad ogni apparizione spiazza il suo pubblico, aggiungendo sempre qualcosa di nuovo alla sua personalità. Dopo ben due partecipazioni al Festival della canzone italiana (con “Capelli sciolti” e “Carmela“) e il successo stratosferico di “Splendido Splendente“, con “Magnifico delirio” la cantante si pone dunque con merito al centro della scena.

Nonostante la presenza e l’invadenza di una traccia come “Kobra” si faccia inevitabilmente sentire, il resto della produzione non lascia certamente insoddisfatto chi ascolta: “Benvenuto” suona come un singolo senza esserlo, “Stregoneria” è un episodio horror cinematografico-musicale davvero all’avanguardia per i tempi, “Delirio” sorprende con l’intervento di una voce tenorile.

“Il Granchio“, “Magnifica” e “Gaio” scorrono via con piacere, lasciandosi dietro strascichi di ironia e spunti di riflessione, vedi il rapporto con l’omosessualità, il cosiddetto gender gap e l’artificialità. Non solo divertimento quindi ma anche riflessione, come solo le grandi dive sanno fare.