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Mondo Marcio, “Nella bocca della tigre”: l’album con cui il rap incontrò Mina

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MONDO MARCIO

Partorire un concept album è sempre un’impresa. Farlo campionando Mina e trasportandola in un universo gangsta sulla carta sembra un’impresa disperata. Eppure…

Mondo Marcio ha avuto una carriera paradossale. Milanese classe 1986, il ragazzo ha sfondato le classifiche appena 19enne con il singolo autoprodotto “Dentro una scatola”. Innamorato dal rap di marca USA (50 Cent, Eminem, ecc) fino a copiarne flow e metrica, il nostro dopo il successo sfolgorante ha visto l’interesse nei suoi confronti crollare, rispendendolo a numeri da underground. Con quest’album Mondo Marcio torna alla ribalta e lo fa con indubbia ambizione, campionando la voce di Mina e inserendola in un trama lirico-musicale marcatamente gangsta. Il titolo dell’album è già un programma: “Nella bocca della tigre” fa riferimento al soprannome di Mina “La tigre di Cremona”, quindi il rapper milanese fin dall’elaborazione del concept ha chiaro che il progetto è potenzialmente a doppio taglio.

Partiamo dal singolo di successo che ha lanciato l’album. Indubbiamente il pezzo è riuscito. La base vecchia scuola con evidenti tratti pop funziona a dovere, l’inserto vocale di Mina (tratto dal brano “Più di così”) da’ i brividi per come alza il tiro spezzando la monotonia della voce di Mondo Marcio. Il testo parla dell’amore del rapper per una donna Alpha determinata e a tratti crudele, a cui la voce di Mina concede uno spessore e una credibilità a prova di bomba. Il pubblico rap all’epoca si divide in due fazioni: chi scopre nuove potenzialità del genere e chi accusa il rapper milanese di essersi commercializzato e di sfruttare un’icona pop per alzare cash facile. La discussione che si è sviluppata attorno a queste posizioni oggi può far sorridere, ma nel 2014 la trap la facevano in 4 gatti in uno scantinato e il rap in Italia era ancora musica più di lotta che di classifica.

Il secondo singolo non si distanzia per mood ed esecuzione dal primo. Qui il campionamento vocale è tratto da “Un bacio troppo poco” del 1965, di cui vengono riprese anche a livello di base alcune intuizioni, mischiandole con evidenti echi alla 50 Cent. Il testo insiste sulla donna tigre sessualmente irresistibile ma psicologicamente devastante, sviluppando in maniera più “carnale” la figura tratteggiata nel singolo precedente. Canzone di impatto minore rispetto alla precedente, si lascia ascoltare con piacere.

Il terzo singolo mostra i limiti evidenti dell’idea del concept. Qui Mondo Marcio campiona “Parole parole” di Mina e la inscerisce in una canzone che riafferma la posizione apicale del rapper milanese nel Rap Game tricolore. Qui Mina è un puro pretesto scollegato dal corpo del brano, tanto che se la si togliesse non cambierebbe nulla. E’ proprio l’idea della canzone ad essere problematica: le regole del successo pop e quelle della scalata delle vette rap sono diverse e difficilmente traducibili fra loro. Un passo falso abbastanza evidente ma perdonabile.

Qui viene campionata “Serpenti”, e il risultato è decisamente riuscito. La voce di Mina è un’eco in lontananza che evoca la persistenza dei mali narrati da Marcio, qui alle prese con un brano conscious dalla base lenta e ipnotica, grazie anche agli echi elettro. Il testo contro stato, chiesa, mafia visti come alleati nell’opprimere il popolo (poco importa se con questo intendiamo quello che vive sulle strade o nelle fabbriche) non sarà un capolavoro di raffinata politologia, ma fa bene il suo sporco lavoro. In questo caso il campionamento vocale di Mina più che integrarsi nel brano lo apre ad una dimensione altra, un’idea parecchio suggestiva che andrebbe rielaborata dato l’ossessiva autoreferenzialità della scena rap/trap di oggi.

Il brano di chiusura del concept fa un riassunto di tutto i brani precedenti e lo fa assai bene, campionando “Un anno d’amore”. Qui Mina viene integrata (sia per base che per temi) nel cuore del brano e tutto fila benissimo. Peccato non sia stata una costante nell’album.

Che dire? L’album era sulla carta un azzardo, e l’azzardo nella pratica è riuscito a 3/4. Originale, ben scritto e ben prodotto, il suo limite visto dalla lunga distanza (sono passati 6 anni) è prima di tutto lirico, con una presenza di stereotipi gangsta talvolta irritanti. Il secondo limite è l’aver talvolta usato i campionamenti vocali di Mina come puri pretesti, infilati nei brani per meri motivi di coerenza con il concept e non di necessità del brano. La scelta di campionare brani meno noti della Tigre di Cremona evitando accuratamente i successi stranoti è stata vincente, in questo modo Mondo Marcio ha potuto giocare le proprie carte senza eccessivi timori reverenziali. Non un capolavoro, ma un album che a distanza funziona ancora bene e contiene delle idee ancora oggi fresche. Cosa chiedere di più?

VOTO: 7,5/10

AGGETTIVO: originale

TRACKLIST

  1. Prologo – 0:58
  2. Il richiamo – 2:44
  3. Meno fragile – 3:52
  4. Fiore nero – 3:19
  5. Un bacio? (Troppo poco) – 4:00
  6. Solo parole – 3:09
  7. A denti stretti – 3:55
  8. La fiera della vanità – 3:49
  9. Dove sarai tu – 6:38
  10. Nella bocca della tigre – 3:28
  11. Eli-Mina-Zione – 4:19
  12. Se adesso te ne vai – 4:04

ALBUM: NELLA BOCCA DELLA TIGRE

ARTISTA: MONDO MARCIO

ANNO: 2014

ETICHETTA: UNIVERSAL

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