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Meeting Rimini: Conferenza per i 50 anni delle Regioni

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Al meeting di Rimini si alternano dibattiti strettamente politici – come quando ieri Salvini, la Meloni e Tajani hanno esposto tutte le loro critiche al governo – e discussioni di più ampio respiro come quella per il cinquantenario delle regioni di questa mattina. Ieri i leader dell’opposizione di destra hanno scagliato i propri strali contro i politici di maggioranza presenti e in videocollegamento.

Matteo Salvini, leader della Lega, ha sottolineato, ancora una volta, il mancato coinvolgimento dell’opposizionenella gestione dell’emergenza sanitaria, mentre Antonio Tajani, vice di Berlusconi, ancora una volta, ha canzonato il premier Giuseppe Conte, che per tenere la poltrona da presidente del consiglio, ha accettato di governare prima con la Lega poi col Partito Democratico. Scrosci di appalusi dal pubblico, seppur minimizzato dalle norme anti-Covid rispetto alle scorse edizioni. Meno incisivi invece i rappresentanti della maggioranza, tra cui il ministro della Salute Roberto Speranza.

Questa mattina invece i toni erano più pacati, quasi idilliaci considerando che gli interlocutori erano quasi esclusivamente presidenti di regione di partiti diversi. Ha aperto la conferenza, organizzata per i 50 anni dall’istituzione delle Regioni, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore di Global Governance alla School of Government della LUISS Guido Carli.

Il professor Cassese ha delineato la storia delle Regioni, dall’importanza data loro dalla Costituzione, passando per la vera istituzione – avuta nel 1970 dopo anni di proteste – fino alle riforme dei primi anni 2000, che hanno dato più autonomia. Ha poi esposto diverse criticità delle regioni, come il burocratismo simil-statale assunto negli anni o l’assunzione di uffici e luoghi del potere che non sono strettamente legati a province e comuni, come avrebbe dovuto essere per Costituzione.

A rispondere al professore, è intervenuto Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna, ospite anche in quanto presidente della Conferenza Stato-Regioni. Bonaccini ha sottolineato quanto nell’epoca della pandemia il ruolo delle regioni sia stato e sia tuttora fondamentale. Ha inoltre aggiunto che sarebbe importante ridisegnare i confini delle regioni, agglomerando le più piccole nell’ottica del peso internazionale che assumerebbero le macroregioni. Bonaccini ha poi sostenuto l’importanza di più fondi dati dallo Stato in gestione alle Regioni, perché possano rendere più efficienti i servizi al cittadino, e in particolare, i fondi del Mes, che Bonaccini prenderebbe subito per rafforzare il Sistema Sanitario.

Prendendo la parola in videocollegamento, il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha dato ragione al collega emiliano-romagnolo sui diversi punti, sottolineando l’importanza di fondi di cui le regioni possano disporre con maggiore libertà di quanto possano fare ora.

Sono poi intervenuti i presidenti di Liguria e Veneto Giovanni Toti e Luca Zaia, che in accordo con Bonaccini ha sostenuto l’importanza del Sistema Sanitario regionalizzato: “Mi sembra che a causa dei colpi di sole a Roma qualcuno abbia deciso di riportare competenze sulla sanità allo Stato centrale, questa è una visione fallimentare. Di fronte a questa ipotesi i veneti andranno a referendum e diranno loro se vogliono essere curati dal Ministero della Salute piuttosto che dalla loro Regione – e conclude – non vengano a complicarci la vita dalle nostre parti”, forse un discorso troppo leghista perché uscisse dalla bocca dell’emiliano.

Un momento conciliativo, in cui esponenti di partiti diversi hanno saputo conversare in maniera tranquilla e, soprattutto, entrando nel merito, da professionisti del mestiere.

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Crediti Immagine: LaPresse