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Festino a base di sesso e droga a Bruxelles, tra i presenti un eurodeputato di Orban

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Sta facendo scandalo in queste ore la notizia di un festino in un bar di Bruxelles, a base di alcool, droga, sesso e violazioni di norme anti-Covid. La notte tra il 27 e il 28 novembre venticinque persone si sono riunite in un bar nel centro della città per un’orgia, violando il lockdown nazionale. La scoperta è avvenuta grazie all’irruzione della polizia belga nel locale. Tra  i partecipanti, quasi tutti uomini, erano presenti alcuni diplomatici e un eurodeputato: József Szájer.

Szájer è molto noto in Ungheria per essere tra i fondatori di Fidesz, partito di cui fa parte Viktor Orban, e per le sue ideologie che vanno contro la comunità LGBT+. Posizioni che si macchiano di forte ipocrisia, dal momento che era al centro di un’orgia gay, da cui avrebbe tentato di scappare e ferendosi ad una gamba, stando alle dichiarazioni della polizia belga alla stampa nazionale.

È stato l’eurodeputato stesso a confessare la sua presenza al festino in una dichiarazione pubblica sul suo blog, a seguito dell’improvvisa dimissione dal Parlamento Europeo.

Nel luogo mancavano le mascherine, ma erano presenti grandi quantità di ecstasy«Io non mi drogo – assicura l’ormai ex eurodeputato – e ho subito chiesto alla polizia di farmi un test per provarlo, ma non me lo hanno fatto. Non so di chi siano le pastiglie rinvenute»

L’IMPATTO NELL’OPINIONE PUBBLICA EUROPEA

Chiaramente la notizia ha fatto scandalo non solo in Ungheria e in Belgio, ma anche in tutta Europa: In un momento assai delicato, in cui si richiede la massima cautela e sacrifici anche a livello sociale per arginare una pandemia, chi dovrebbe dare il buon esempio alla sua gente ha infranto le leggi e le normative sanitarie.

Ha fatto anche scandalo, però. per la sopraccitata ipocrisia di un politico omofobo, che nega diritti alle persone LGBT+ ungheresi e di nascosto vive la sua omosessualità.

LE SCUSE DELL’EX EURODEPUTATO

Szájer si è scusato “con la famiglia, con i colleghi e con gli elettori: chiedo loro di giudicare il mio passo falso tenendo conto dei 30 anni di devoto lavoro. Il passo falso è strettamente personale, sono io l’unico responsabile. Chiedo a tutti di non estendere queste responsabilità al mio Paese o alla mia comunità politica”

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