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Sanremo History, “Le cinque indimenticabili”. Non sono solo canzonette, ecco quando l’impegno sociale approdò al Festival

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Enzo Jannacci Festival

Le classifiche di tutto il top, e il flop, visto e ascoltato nella storia del Festival di Sanremo

Dalle canzoni più ironiche alle più criticate, da quelle ‘a luci rosse’ a quelle passate inosservate, dalle meteore alle alternative, ma anche dai look peggiori visti all’Ariston alle scenografie più suggestive, fino alle ‘penne’ migliori del Festival, ai cantanti plurititolati e a quelli plurivincenti. Una classifica al giorno, fino al 4 febbraio, per accompagnarvi al prossimo Festival di Sanremo all’insegna del sorriso e del ricordo, facendovi tornare alla mente brani indimenticabili e altri dimenticabilissimi. Quest’oggi è il turno della “impegnate”, ovvero di quei cantanti che portarono in gara brani su temi sociali di grande attualità. Un “classificone” che, lo diciamo in anticipo, lascia purtroppo fuori almeno altrettanti brani che meriterebbero una citazione.

 

  • 1 “ Se me lo dicevi prima”, 1989 – Enzo Jannacci – 17° su 24 nell’anno di Ti Lascerò

Un pugno allo stomaco, un brano di rara forza che riassume l’emarginazione del tossicodipendente escluso da ogni forma di società, anche con la più becera delle scuse, e un inno “a venirne fuori”, perché “sarà ancora bello, quando guardi fuori, quando guardi il tunnel, quando senti il sole”.

  • 2. “ L’amore rubato”, 1988 – Luca Barbarossa

Nell’anno di “Perdere l’amore” regala sul palco dell’Ariston un brano di grande spessore, di un’attualità sconcertante anche e soprattutto adesso, a 30 anni di distanza. Racconta di una ragazza che “non immaginava, che anche quello fosse l’amore”, che prima di quella violenza, e forse mai più, sognava “un amore profondo/ unico e grande più grande del mondo/ come un fiore che è stato spezzato/ così l’amore le avevano rubato”.

  • 3 “Signor Tenente”, 1994 – Giorgio Faletti

Un secondo posto che vale un primo, nell’anno di “Passerà” di Aleandro Baldi. Canta il duro mestiere del poliziotto che rischia la pelle “per poco più di un milione al mese”, e dei giovani delle scorte, come quelli di Capaci, “gettati in aria come uno straccio”.

https://www.youtube.com/watch?v=GDaEpKGvx5Y

  • 4 “In te”, 1993 – Nek

Se voleva dividere, riuscì perfettamente nell’intento. Pronti via, si fa conoscere al grande pubblico con una canzone sull’aborto, di quel bimbo che “vive in te, si muove in te, con mani cucciole, gioca e non sa che tu vuoi buttarlo via”, e davvero spacca in due l’opinione pubblica, ma sarà la sgomitata decisiva per diventare Nek.

5.  “Primavera a Sarajevo”, 2002 – Enrico Ruggeri

Canta la guerra nell’ex Jugoslavia, e lo fa con un sound che resta e con l’intro della “balalaika” che rimbalzerà in radio anche nel post Festival. Parla della primavera di Sarajevo, della rinascita dopo il conflitto vista e vissuta da due innamorati che salgono fin su in collina, e sotto “c’è ancora la città, la gente dentro al bar”.

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